Apple ed Epic Games ritornano in tribunale per le regole dell’App Store, si parla del “Giardino recintato di Apple”

Iniziato il processo d'appello sulle regole dell'App Store considerate anticoncorrenziali da Epic Games.

La battaglia legale tra Apple ed Epic Gamesè ripresa ieri, con gli avvocati di entrambe le società che si sono riuniti presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti per cercare di ribaltare la sentenza iniziale dello scorso anno.

modifiche App Store

La causa tra Apple ed Epic Games

La saga tra Epic Games e Apple è iniziata nel 2020, quando Epic ha consentito ai giocatori di Fortnite di effettuare acquisti direttamente nell’app, eludendo le regole sugli acquisti in-app. Apple ha subito ritirato l’app Fortnite dall’App Store ed Epic Games ha risposto con una causa antitrust contro le regole dello store.

Epic Games mirava a far sì che il tribunale obbligasse Apple ad autorizzare gli app store di terze parti e i metodi di pagamento alternativi per gli acquisti in-app, ma Epic ha perso la causa, tanto da indurla a presentare appello. Di contro, Apple ha vinto la causa antitrust, ma ha ricevuto l’ordine di consentire agli sviluppatori di aggiungere link in-app a siti web esterni in cui si possano accettare pagamenti.

Apple non vuole cambiare le regole dell’App Store e ha fatto anch’essa ricorso, portando alla battaglia giudiziaria di oggi. Epic Games sosterrà che il tribunale ha commesso molteplici errori legali nella sua sentenza iniziale, aggungendo ancora una volta che il sideloading deve essere consentito.

Apple sostiene che Epic Games ha perso il processo a causa di accuse “senza precedenti” e “infondate” di condotta anticoncorrenziale che alla fine non hanno convinto il giudice. Secondo Apple, Epic ha fatto affermazioni di vasta portata ai limiti della legge antitrust, e non c’è alcuna base per ribaltare la sentenza in appello. Apple sosterrà inoltre che il tribunale di prima istanza ha commesso un errore nell’applicare un’ingiunzione che obbligherà a modificare l’App Store.

Apple ha aggiunto che, poiché non è stato riscontrato un comportamento anticoncorrenziale, le regole dell’App Store non legali e il tribunale distrettuale non aveva l’autorità per imporre un’ingiunzione.

Il giardino recintato

Lunedì si è svolta l’udienza di appello e l’obiettivo dell’ecosistema Apple, noto anche come “giardino recintato“, è stato al centro del dibattito.

Apple ha spiegato che l’ecosistema è stato progettato per mantenere gli utenti di iPhone al sicuro da malware e truffe, mentre Epic ha sostenuto che il l’azienda ha semplicemente paura della concorrenza.

Nel difendere la posizione di Apple, l’avvocato Mark Perry ha sostenuto che le limitazioni imposte dall’azienda alla distribuzione delle app per iOS sono state introdotte fin dall’inizio per proteggere gli utenti iPhone. Sulla base dell’esperienza nella gestione della sicurezza del software e della privacy sui Mac, Apple ha deciso che “non voleva che il telefono fosse come un computer. I computer sono buggati, si bloccano, hanno problemi. Volevano che il telefono fosse migliore“.

Perry ha affermato che l’App Store ha tenuto i proprietari di iPhone al sicuro da “truffatori, pornografi, hacker, malware, spyware e governi stranieri“, ma ha riconosciuto che lo store ha anche creato “lievi effetti anticoncorrenziali“, del tutto previsti per garantire maggiore sicurezza.

Dal punto di vista di Epic, tuttavia, la giustificazione della sicurezza per le politiche dell’App Store non è altro che una scusa per eliminare la concorrenza nel mercato delle transazioni di app per iOS. “Per loro, è una scusa che permette ad Apple di rastrellare decine di miliardi di dollari di profitti supercompetitivi da un miliardo di utenti iPhone“, ha sostenuto il legale di Epic Tom Goldstein.

Goldstein ha ammesso che Apple dovrebbe essere autorizzata a offrire il suo App Store come un “giardino recintato” e potrebbe persino esortare gli utenti a trarre vantaggio dalle sue decantate protezioni per la sicurezza e la privacy. Ciò che Apple non dovrebbe essere autorizzata a fare, ha sostenuto Goldstein, è usare contratti e tecnologia per non permettere nemmeno un’alternativa competitiva all’App Store su iPhone.

Gli app store concorrenti non solo potrebbero garantire offerte migliori per gli sviluppatori e i consumatori, ma potrebbero addirittura aumentare la sicurezza.

Epic ha fatto l’esempio di un ipotetico app store gestito da Disney, che potrebbe limitare ancora di più i contenuti sospetti. Secondo Goldstein, i possessori di iPhone dovrebbero essere liberi di scegliere lo store più adatto alle loro esigenze.

Secondo Arstechnica, i giudici non hanno dato alcun segnale riaspetto al ritenere più persuasiva una delle due argomentazioni, ponendo domande puntuali sia ad Apple che a Epic.

Ora prenderanno in considerazione le argomentazioni e presenteranno una decisione finale nel corso del prossimo anno.

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