Tim Cook scrive al Corriere per ricordare Giovanni Buttarelli

Il CEO di Apple Tim Cook ha scritto una lettera al Corriere della Sera per ricordare il Garante per la Privacy europeo Giovanni Buttarelli, prematuramente scomparso nei giorni scorsi all’età di 62 anni.

Nato a Frascati nel 1957 e laureato presso l’Università La Sapienza di Roma nel 1984, Giovanni Buttarelli ha dedicato la sua carriera alla tutela della privacy e dei diritti fondamentali. Suo il disegno di legge n. 675/96 sul trattamento dei dati personali. In qualità di Garante europeo della protezione dei dati, aveva lavorato anche al progetto GDPR.

Oltre che con un post sul suo canale Twitter, Tim Cook ha voluto ricordare il suo amico in una lettera inviata al Corriere.it:

Durante l’elogio dedicato ai leader di una nazione (gli Stati Uniti, ndr) che era ancora alla ricerca della propria identità, il grande oratore americano Daniel Webster disse: «Solo una piccolissima parte di ciò che è grande e buono può morire! Per il loro Paese sono ancora vivi, e lo saranno per sempre». Questo è ciò che provo per Giovanni Buttarelli. Ma chi sono in verità i suoi concittadini? Era certamente un motivo di orgoglio per l’Italia. Senza dubbio è stato un «gigante» dell’Europa. Ma lo sforzo più grande della sua vita, Giovanni lo ha compiuto come pioniere determinato e visionario di un mondo digitale ancora giovane e non regolamentato.

Nelle sue distese, vedeva opportunità illimitate di miglioramento per gli esseri umani. Nei suoi eccessi, vedeva battaglie che valeva la pena di combattere e un ordine migliore in attesa di nascere. Lascia noi tutti in condizione di essere migliori difensori dei nostri stessi diritti, migliori promotori di una tecnologia etica e migliori cittadini di una società digitale in via di maturazione.

Tim Cook racconta di aver conosciuto Buttarelli nel novembre del 2015 a Milano: “Chi lo conosceva non si sorprenderà se dico che ha iniziato poco dopo a interrogarmi. Perché un executive di un’azienda tecnologica americana parla così liberamente di privacy e crittografia dei dati in un momento in cui tutti gli altri sembrano muoversi nella direzione opposta? Di certo non l’ho biasimato per avermelo chiesto“.

Il CEO di Apple ha da subito apprezzato il suo essere appassionato per il proprio lavoro, ma anche la sua verve e il suo senso dell’umorismo: “Ci siamo resi conto durante quella prima conversazione di quanti punti di vista avessimo in comune. Abbiamo deciso di incontrarci ancora, cosa che abbiamo fatto diverse altre volte“.

E ancora:

Malgrado il suo importante ruolo istituzionale, Giovanni trovava comunque tempo per tutti. Non era una di quelle persone che si dedicano esclusivamente ai politici più importanti e ai leader industriali. Era molto amato da tutte le persone a tutti i livelli della sua organizzazione, e la sua scomparsa ha colpito profondamente le molte persone di Apple che lo conoscevano e avevano lavorato con lui. Suscitava non solo un grande rispetto, ma una sorta di profondo affetto e ammirazione che i leader di oggi ottengono raramente. Tale affetto è stato il risultato di oltre vent’anni di leadership sui temi della privacy e della tecnologia. È difficile immaginare una figura più essenziale in questo momento storico.

Non scendeva mai a compromessi sui propri valori o sul pubblico interesse, ma era in grado di concentrarsi sempre su elementi di possibile intesa piuttosto che sulle differenze. La sua appassionata ricerca di soluzioni, invece che di conflitti, ha reso possibile e durevole il Gdpr (Regolamento generale sulla protezione dei dati), il suo più grande successo.

Questo il saluto finale di Tim Cook: “Mi addolora dire addio al mio amico Giovanni, ma mi conforta e rasserena sapere che ha vissuto e l’ha fatto così bene. Tutti noi beneficeremo per molti anni a venire del suo lavoro. E sono convinto che le basi che ha gettato dimostreranno di essere fondamenta solide per uno dei progetti più grandi dell’umanità“.

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