Nella prima giornata di udienze nel processo di appello che vede contrapporsi Apple e la Commissione Europea sulla condanna al pagamento di 13 miliardi di euro per tasse arretrate, i rappresentanti dell’azienda di Cupertino hanno sostenuto che le accuse “sfidano la realtà e il buon senso“.
Come riportato da Reuters, Apple ha anche affermato che la Commissione europea ha utilizzato i suoi poteri per “adeguare le sue modifiche alla legislazione nazionale dell’Irlanda“, il che avrebbe creato incertezza giudica per le imprese. Apple ha poi sostenuto che quasi tutta la sua attività di ricerca e sviluppo si svolge negli Stati Uniti, quindi è lì che la società dovrebbe e paga la maggior parte delle tasse:
La Commissione sostiene essenzialmente che tutti i profitti di Apple da tutte le sue vendite al di fuori degli Stati Uniti devono essere attribuiti a due filiali in Irlanda. iPhone, iPad, App Store e altri prodotti e servizi Apple, nonché i diritti fondamentali sulle proprietà intellettuali, sono tutti sviluppati negli Stati Uniti e non in Irlanda. Le attività delle filiali europee non hanno comportato la creazione, lo sviluppo o la gestione di tali diritti o prodotti. Sulla base dei fatti, la linea principale adottata dalla Commissione sfida la realtà e il buon senso: semplicemente, le attività di queste due filiali in Irlanda non potrebbero essere responsabili della generazione di quasi tutti i profitti di Apple al di fuori degli Stati Uniti.
Per partecipare a questa udienza d’appello, Apple ha inviato una delegazione di 6 persone capitanate dal direttore finanziario dell’azienda, l’italiano Luca Maestri.
Ricordiamo che nel 2016, a seguito di un’indagine durata tre anni, la Commissione europea ha riscontrato che Apple ha ricevuto aiuti di stato illegali dall’Irlanda. Apple avrebbe pagato tra lo 0,005 percento e l’1 percento delle tasse in Irlanda tra il 2003 e il 2014, rispetto all’aliquota d’imposta sulle società del 12,5 percento prevista normalmente nel paese.