Processo Apple-Samsung: parla Susan Kare, la designer delle icone del primo Macintosh

Continua il nuovo processo tra Apple e Samsung per stabilire quanto l’azienda coreana debba pagare per la violazione di alcuni brevetti di design appartenenti ai primi iPhone. Ieri ha parlato la designer Susan Kare, famosa per aver realizzato molti dei font e degli elementi grafici del primo Macintosh.

Prima della Karen è intervenuto il designer Apple Alan Ball, che ha parlato dell’importanza dei brevetti di progettazione, puntando molto sul termine “articolo di fabbricazione” per indicare degli elementi che vengono brevettati proprio per evitare che la concorrenza li copi spudoratamente. Tutto ruota intorno a questo termine “legale”, perché bisogna stabilire se l’ammontare dei danni va calcolato solo sugli “elementi” brevettati e violati e non su tutto il dispositivo. Apple sostiene che i danni vanno calcolati sul valore totale degli iPhone violati, Samsung risponde che invece tale calcolo va effettuato solo sui componenti del telefono effettivamente “copiati”.

Ball ha spiegato che il brevetto di cui si parla, e relativo ad “una parte frontale nera, rettangolare, con bordi arrotondati” e che include altri dettagli sul design dei primi iPhone vada applicato al prodotto finito. Si tratta, afferma Bale, di un brevetto che copre l’intero smartphone come “articolo di fabbricazione”, e non solo un singolo componente.

Susan Kare ha difeso l’importanza dei brevetti relativi alle icone usate su iOS e anch’esse “copiate” da Samsung nei primi dispositivi. Anche in questo caso, la Kare ha puntualizzato che brevetti di questo tipo non possono essere scissi dall’intero smartphone.

Gli avvocati di Samsung hanno risposto che i telefoni sono fatti di componenti, anche se il prodotto finito acquistato dai consumatori è lo smartphone completo. Ma la Kare ha contro risposto dicendo che il brevetto copre un design organico e olistico, interamente copiato da Samsung: “Solo perché puoi smontare i componenti, non significa che non abbia copiato”.  

Tra i testimoni è stato chiamato anche un professore di giurisprudenza, che invece ha dato ragione a Samsung: “Se i brevetti riguardano solo la parte frontale e le icone, i danni non possono essere calcolati sull’intero dispositivo”.

Samsung ha chiamato tra i suoi testimoni anche l’espero designer Sam Lucente, il quale dà una lettura particolare delle tre parole “articolo di fabbricazione” su cui ruota il processo: “Bisogna che ci sia una relazione fisica tra il design brevettato e il resto del prodotto. Il brevetto riguarda un componente che un utente o un produttore può separare fisicamente dal prodotto nel suo insieme. E se il design è incorporato in un componente che è fabbricato separatamente dal resto del prodotto, e quel componente può essere venduto separatamente, allora non c’è alcuna relazione con il dispositivo nel suo insieme”.

Lucente ha dichiarato di aver effettuato un testo e di aver acquistato alcuni componenti e kit di montaggio su internet per sostituire gli schermi dei telefoni Samsung incriminati: “Ho sostituito lo schermo, il vetro frontale e la lunetta in 35 minuti e il telefono funzionava bene”. Con questa testimonianza, Lucente vuole convincere la giuria che il calcolo sul risarcimento danni va calcolato sui singoli componenti brevettati e violati, e non sull’intero prodotto.

 

 

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