Perchè la NSA non sblocca l’iPhone 5c del caso San Bernardino

L’iPhone 5c del terrorista di San Bernardino Syed Farook potrebbe essere suscettibile di attacchi in grado di disattivare ogni forma di sicurezza e di consentirne l’accesso all’FBI. La NSA ha in mano gli strumenti per effettuare questo attacco, ma non li userà in questo caso.

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In alcune dichiarazioni, diversi rappresentati Apple hanno indirettamente confermato che la NSA potrebbe avere gli strumenti necessari per sbloccare qualsiasi dispositivo e accedere ai dati memorizzati al suo interno. Questi strumenti permetterebbero all’FBI di avere un accesso illimitato a tutti i contenuti dell’iPhone 5c incriminato. Anche Forbes, dopo aver parlato con ex dipendenti della NSA, ha confermato queste affermazioni.

In pratica, la NSA è in possesso degli strumenti per iniettare codice dannoso all’interno di uno smartphone, iOS compreso, e disabilitare ogni forma di sicurezza. Questi strumenti sono difficili da trovare e da realizzare, e Apple in ogni versione di iOS cerca di rattoppare le varie falle che permettono tali attacchi. Spesso, queste sono le stesse falle utilizzate dagli hacker per attivare il jailbreak.

Perché allora la NSA non aiuta l’FBI? A spiegarlo è Dave Aitel, ex ricercatore NSA e ora CEO della società di sicurezza Immunity: per l’FBI, è ancor più rischioso chiedere un’operazione del genere alla NSA che non obbligare Apple a realizzare una backdoor. Creando un precedente legale, la NSA si troverebbe a dover rilasciare tutte le informazioni che conosce per attaccare i vari smartphone, sia da parte di enti nazionali che internazionali.

Ci sono anche altre alternative, come rimuovere fisicamente il chip di memoria dell’iPhone e lavorare di precisione con dei laser per eliminare le parti che contengono i dati di crittografia, ma si stratta di operazioni troppo delicate. E’ probabile però che l’FBI non voglia giocarsi questa carta, visto che tutti sanno che probabilmente su quell’iPhone c ci sono poche informazioni importanti… la vera partita è creare un precedente non contro la NSA, ma contro Apple e le aziende produttrici di smartphone, così da avere le porte aperte anche in futuri casi non così rilevanti per l’opinione pubblica.

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