Strage di San Bernardino: politici, Casa Bianca e Donald Trump parlano del veto di Apple a fornire i dati dell’iPhone 5c

Apple ha già spiegato che è materialmente impossibile anche per i suoi tecnici accedere ai dati memorizzati su qualsiasi iPhone, ma la lettera di Tim Cook sta facendo ancora molto discutere. Dopo l’azienda specializzata in sicurezza che ha provato a smentire parte di queste dichiarazioni, ora arrivano i commenti di importanti esponenti politici USA.

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Un membro della Camera dei Rappresentati della California afferma che obbligare Apple a collaborare con le forze dell’ordine, allo scopo di superare i sistemi di sicurezza presenti su iPhone, potrebbe avere azioni molto gravi e molto più importanti di quanto si possa immaginare. Una decisione di questo tipo, che si basa su una legge di fine ‘700, potrebbe creare un precedente pericoloso, tanto che anche altre aziende potrebbero poi essere obbligate a fornire i dati degli utenti ad ogni richiesta del giudice. Un procuratore potrebbe chiedere a Google di fornire i nomi di tutti coloro che hanno cercato la parola ISIS, mentre Facebook potrebbe essere obbligata a fornire tutti i dati privati degli utenti. Il rischio è quello che gli stessi enti governativi inizino a “spiare” privati cittadini non indagati, come già dimostrato nello scandalo che ha colpito la NSA qualche anno fa. Fidarsi del governo in questo settore può essere molto pericoloso, dice il politico, e non bisogna pensare che la violazione della privacy sia attivata soltanto contro i criminali.

Intanto, la Casa Bianca fa sapere che il governo non sta chiedendo ad Apple di “creare una nuova backdoor per i suoi prodotti, visto che la questione è legata solo al caso di San Bernardino”. Un portavoce del Presidente degli Stati Uniti cerca quindi di stemperare i toni, spiegando che la richiesta è limitata solo a questo caso che, per Barack Obama, “ha la priorità nazionale“. Apple, però, ritiene che aprire la backdoor su un solo dispositivo potrebbe creare un pericoloso precedente.

Infine, non poteva mancare il commento di Donald Trump, candidato alle primarie presidenziali negli Stati Uniti. IL focoso magnate come sempre non usa mezzi termini: “E pensare che Apple non ci permette di entrare nei suoi cellulari. Chi si credono di essere! Noi dobbiamo aprire le porte dei cellulari in caso di indagini importanti”.

A favore di Apple anche il fondatore di WhatsApp, che ritiene la sicurezza dei dispositivi fondamentale per tutelare la privacy degli utenti. Infine, per Edward Snowden questa potrebbe essere la causa di tecnologia più importante degli ultimi 10 anni, dove i cittadini si affidano ad Apple per la difesa dei loro diritti e della loro privacy, minata da agenzia governative e dell’FBI.

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