Apple risponde al Dipartimento di Giustizia: “Obblighi troppo invasivi”

Dopo le proposte di condanna avanzate dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti nel caso ebook, Apple ha depositato le sue opposizioni, cercando di limare quanto richiesto dai giudici.

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Nei giorni scorsi, il Dipartimento di Giustizia ha inviato una proposta ad Apple per concludere la vicenda senza andare in appello. L’azienda di Cupertino è stata ritenuta colpevole nel processo relativo ai prezzi degli ebook, poichè avrebbe privato i consumatori dei vantaggi della concorrenza commerciale, costringendoli a pagare prezzi più alti della media.

La proposta di condanna inviata dal Dipartimento prevede che:

  • Apple interrompa i suoi accordi con le cinque case editrici coinvolte
  • L’azienda deve astenersi dal creare nuovi contratti di distribuzione degli e-book per i prossimi 5 anni
  • Apple non deve fungere da canale di informazione tra gli editori che vogliono cospirare sui prezzi e non deve portare avanti rappresaglie contro gli editori che rifiutano di vendere gli e-book con i termini di agenzia previsti dall’azienda
  •  Apple non deve stipulare contratti per musica, film, spettacoli TV e giochi che prevedono l’aumento dei prezzi per i concorrenti
  • Deve consentire ad altri rivenditori di ebook di creare collegamenti nelle proprie applicazioni su App Store al fine di consentire agli utenti di poter acquistare direttamente da lì i libri, senza dover uscire dall’app e aprire il browser. Questo vincolo vale per due anni, su iPhone e iPad.
  • Deve nominare un consulente esterno per garantire che vengano rispettate le politiche di conformità all’antitrust, prima di causare danni ai consumatori

Apple ha ritenuto queste proposte un’intrusione draconiana e punitiva nei propri affari. Nel documento di opposizione, l’azienda si dice fortemente contraria a quanto deciso dal Dipartimento di Giustizia, affermando che tali richieste potrebbero portare a seri danni per gli affari della società: “Mai” si legge nella nota “l’accusa aveva proposto un’ingiunzione così pesante come strumento del governo per disciplinare le imprese di un’azienda, cercando di influenzare i rapporti commerciali di Apple con migliaia di partner in diversi settori del mercato. Si tratta di un’intrusione agli affari commerciali che durerebbe 10 anni e che potrebbe compromettere i legami commerciali con altri partner in futuro, andando ben al di là delle questioni giuridiche del caso specifico e violando i principi fondamentali di equità e di giusto processo. Il costo di queste proposte, non solo in dollari ma anche in opportunità per le imprese e i consumatori, sarebbe enorme”. 

Apple afferma poi di non voler subire alcun obbligo nel dover consentire alla concorrenza di poter vendere direttamente e-book tramite le relative applicazioni presenti su App Store. In ogni caso, l’azienda già ora offre la possibilità di vendere tali libri digitali con link esterni e consente agli utenti di scaricare gli ebook acquistati su Amazon e altri store diversi da quello Apple.

Apple propone quindi dei limiti ragionevoli per quanto riguarda la possibilità di condividere informazioni tra i vari editori, obblighi ragionevoli in termini di antitrust, nessun altro obbligo che esca dalla sfera della causa in oggetto e il divieto di fissare i prezzi degli ebook senza appositi consensi delle parti in causa.

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