7 notizie per 7 giorni: nuovo appuntamento con la rubrica hi-tech di iPhoneItalia 29/01

Chi possiede un iPhone è, nella maggior parte dei casi, anche un appassionato di tecnologia, come lo siamo noi di iPhoneItalia. Proprio per questo abbiamo deciso di creare una nuova rubrica, denominata “7 notizie per 7 giorni”, nella quale verranno riassunte le 7 notizie di tecnologia più interessanti e curiose della settimana, ma non riguardanti propriamente il mondo iPhone. Un modo per discutere insieme di tecnologia e non far mancare nulla ai nostri lettori! Eccoci arrivati ad un nuovo appuntamento.

Cambio di vertice in RIM

RIM, dopo un anno di crisi e dopo aver perso un importante fetta di mercato a favore di iOS e Android, cambia vertici: il nuovo CEO è il giovane Thorsten Heins. IL suo arduo compito sarà quello di riportare a nuova vita il BlackBerry, presentando una serie di nuovi dispositivi che sappiano catturare l’attenzione business e consumer. Il primo scoglio sarà il nuovo sistema operativo BlackBerry 10, che dovrà essere completamente rinnovato. I maligni già vedono negativamente la scelta di Heins, in quanto troppo giovane e quindi nelle mani della vecchia dirigenza RIM. Come per dire, non cambierà nulla. Vedremo.

Suoneria Nokia interrompe concerto violinista, lui risponde a “tono”

Simpatico siparietto durante un concerto del violinista Lukas Smith tenutosi in una sinagoga a Presov, in Slovacchia. Il violinista stava suonando un pezzo classico, quando viene interrotto dalla suoneria di un cellulare Nokia. Invece di innervosirsi o di “bacchettare” lo spettatore, Smith prende il suo violino e risponde a tono:

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BMW Connected Drive: un auto che si guida da sola!

Il Connect Drive abbinato alla BMW consente all’auto di… guidare da sola! Non è un film di fantascienza, ma la pura realtà. L’auto non solo accelera e frena in moto autonomo, ma è ance in grado di rilevare le distanze dagli altri veicoli (grazie ad ultrasuoni e radar) e sterzare di conseguenza. Logicamente l’applicazione è pensata solo per un uso in autostrade già mappate dal servizio. BMW fa sapere che ad oggi i costi di questa tecnologia radar sono ancora elevati e che solo fra 10-15 anni potremo vedere questo accessorio montato di serie.

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Dopo Megaupload, tanti altri siti di file sharing sospendono o chiudono i servizi

Il caso MegaUpload sta facendo nuove vittime: dopo gli arresti agli amministratori del noto sito di file sharing, e l’accusa di aver “rubato” alle case discografiche, software e cinematografiche oltre 500 milioni di dollari, altri servizi simili bloccano l’upload o chiudono a scopo preventivo. Tanti siti di filesharing hanno infatti deciso di bloccare la possibilità di condividere con gli altri i file caricati, che rimangono quindi accessibili solo per l’utente che ha effettuato l’upload. Tra i primi a scegliere questa strada, allo scopo di evitare la chiusura da parte dell’FBI, è stato il noto sito Filesonic, seguito a ruota da tanti altri come fileserve e filepost.com.

Piccola nota curiosa: l’FBI ha sequestrato auto di lusso, case e altri beni appartenenti a Kim Schmitz, il creatore e amministratore di MegaUpload. I beni sequestrati ammontano ad una cifra che supera i 175 milioni di dollari. Tra questi un parco auto da far invidia ad un collezionista: ben 16 Mercedes di vari tipi insieme a una Rolls-Royce Phantom, due Cadillac del ’57 e del ’59, una Maserati GranCabrio, una Lamborghini, , 2 Mini e una Harley Davidson e viarie altre moto e moto d’acqua.

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L’UE si accorda con l’ACTA per la protezione della proprietà intellettuale

L’Unione Europea ha offerto il proprio appoggio all’ACTA, Anti-Couterfeiting Trade Agreement. Si tratta di un accordo commerciale internazionale che mira a creare un quadro di riferimento per le misure di protezione della proprietà intellettuale, con particolare attenzione alla pirateria online. L’appoggio della UE ha fatto sollevare una serie di preoccupazioni per le ripercussioni che si potrebbero avere sulla libertà di espressione dell’individuo, un po’ come successo con le recenti proposte di legge statunitensi SOPA e PIPA, non senza un po’ di confusione. L’Anti-Counterfeiting Trade Agreement è un accordo plurilaterale che si propone di definire uno standard internazionale per la difesa dei diritti di proprietà intellettuale. Non si tratta, quindi, di una legge ma di un impianto di principi che, una volta ratificati, potrebbero essere incorporati nelle leggi dei vari paesi europei firmatari.

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 “Io, persomi in un computer quando avevo 10 anni”

No, non si tratta di un bambino che gioca 24 ore al giorno con il Pc e che si sente “perso” nel suo computer. Quella che vi raccontiamo ora è una storia accaduta nel 1950, quando i computer erano grandi quanto una piccola casa. A raccontare la storia è stato lo stesso protagonista, che ricorda come nel 1950 si trovava in visita con i genitori al campus dell’Università del Michigan: allontanatosi dai genitori, il ragazzo vide questo enorme computer, grande quanto una palestra, e decise di entrare… dalla porta. Una volta trovatosi lì dentro rimase affascinato dai tanti armadi più alti di lui, dai tubi e dai centinaia di tasti ivi presenti. Dopo qualche minuto, però, si rese conto di essersi letteralmente perso all’interno di quel computer e solo dopo qualche ora riuscì a trovare nuovamente la porta per uscire…

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Firme digitali fuorilegge: ennesima sanatoria all’italiana?

Dal primo novembre 2011 situazione da far west, solo un HSM su tre è conforme alla legge ma gli altri continuano ad essere utilizzati. I servizi di firma digitale proposti sul mercato italiano dal 1° novembre al di fuori della legge, in quanto generati con dispositivi automatici di firma non rispondenti alle procedure di valutazione e
certificazione della sicurezza previsti dalla vigente normativa. Quasi 8 milioni gli utenti potenzialmente coinvolti. Affrontato nell’articolo “Il pasticcio delle firme digitali” del Corriere della Sera del 23 gennaio scorso, il tema è caldo.

“La firma digitale è una cosa utile che permette di evitare l’uso della carta, riducendo i costi e snellendo le attività nelle aziende e nella Pubblica Amministrazione” afferma Federico Berti Arnoaldi, curatore del blog firmedigitali, che chiarisce: “Per fare firme digitali è necessario essere dotati di un dispositivo sicuro per la loro generazione, costituito da una smartcard o da un token USB o da un server di firma cosiddetto Hardware Security Module (HSM), la cui sicurezza deve essere accertata da un organismo pubblico, rappresentato in Italia dall’OCSI, l’Organismo di Certificazione della Sicurezza Informatica – parte del Ministero per lo Sviluppo Economico”.

La legge ha dato 21 mesi di tempo ai produttori per mettersi in regola (come da DPCM del 10 febbraio 2010). Un lasso di tempo esteso nonostante il quale solo uno dei produttori di HSM risulta essere a norma oggi. Dispositivi non certificati continuano infatti ad essere utilizzati e proposti ad ignari utilizzatori sia pubblici che privati. I dati citati nel blog parlano chiaro: in Italia il numero di firme digitali remote rilasciabili assomma a circa 7.400.000 unità, che rappresentano oltre il doppio dei certificati di firma digitale rilasciati principalmente su smart card o chiavette USB.

DigitPA, ente nazionale preposto a vigilare sui certificatori di firma digitale, si trova quindi nella posizione di dover intervenire quanto prima per normalizzare la situazione. Secondo Berti Arnoaldi: “Il governo deve intervenire per far rispettare la legge dimostrando ai cittadini e ai partner europei che, sebbene in un momento già difficile, il paese ha voltato definitivamente pagina nel segno della legalità e della serietà. Perché a pagare per avere rispettato la legge deve essere l’unica azienda che ha fatto i corretti investimenti per certificare e rendere conforme la sua soluzione? E’ necessario che chi adotta HSM non certificati smetta di offrire servizi di ‘Firma Digitale’che tali non sono in quanto impugnabili in sede di ricorso”. E conclude: “Se sarà proprio necessario un nuovo decreto, l’auspicio è che sia quindi riguardoso del mercato e della professionalità dei suoi protagonisti, oltre che a tutela degli inconsapevoli consumatori che si vedrebbero invalidare atti e documenti firmati tramite sistemi non conformi”.

L’Italia è all’avanguardia nell’uso della firma digitale. È infatti il primo paese ad avere attribuito fin dal 1997 piena validità giuridica ai documenti elettronici e conta la maggiore diffusione di firme in Europa. A seguito di dieci anni di proroghe, con il decreto del 10 febbraio 2010 il governo italiano ha posto le condizioni per l’accertamento della sicurezza degli HSM, dando ai produttori 21 mesi di tempo (fino al 1° novembre 2011) per mettersi in regola. A distanza di qualche mese, l’OCSI ha reso pubbliche le procedure
di accertamento da seguire. A tutela degli utilizzatori, il governo è nuovamente intervenuto andando incontro ai produttori con un altro decreto in cui, senza prevedere obblighi aggiuntivi o diversi rispetto al decreto precedente, richiedeva loro di avere almeno completato i primi passi di accertamento dei dispositivi entro il 1° novembre 2011. Per questioni burocratiche, questo ulteriore decreto è stato firmato il 14 ottobre 2011 ed è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 31 ottobre, il giorno precedente al termine indicato. Nonostante questo ritardo non intenzionale, l’adeguato anticipo delle comunicazioni fornite ai produttori ha fornito i necessari presupposti per sapere cosa fare e in quali tempi e modalità dover agire per essere totalmente adempienti ai decreti legislativi.

 

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