Secondo un nuovo rapporto pubblicato dal Congresso degli Stati Uniti, gli americani preferiscono una forte crittografia a protezione dei propri dati, anche a discapito della sicurezza nazionale. Il report è stato pubblicato nella giornata di ieri e non ha fatto certo piacere all’FBI…
Lo studio è stato condotto da un gruppo bipartisan del Congresso ed è stato pubblicato nella giornata di ieri. La conclusione è che “qualsiasi misura che va ad indebolire la crittografia va contro l’interesse nazionale”. La commissione bipartisan è stata formata a marzo, dopo la diatriba tra Apple ed FBI per il caso San Bernardino: da una parte, l’azienda di Cupertino difendeva il diritto a proteggere i dati dei propri utenti con una crittografia di alto livello, dall’altra i federali mettevano al primo posto la sicurezza nazionale, anche a discapito della privacy dei singoli utenti.
Lo studio ha però concluso che compromettere la cifratura dei dispositivi non risolverebbe il problema e che, anzi potrebbe addirittura andare contro agli interessi nazionali. Anche i consumatori interpellati preferiscono di gran lunga un’alta crittografia dei propri smartphone, piuttosto che facilitare li lavoro degli inquirenti durante le indagini, il tutto a discapito della privacy.
Tra i suggerimenti proposti dalla commissione vi sarebbe una sorta di “hacking legale” per superare la sicurezza dei prodotti tecnologici in caso di importanti indagini. Piuttosto che obbligare le aziende a costruire una bakcdoor, la commissione propone di affidarsi ad esperti esterni per sfruttare i bug già esistenti per sbloccare qualsiasi dispositivo. E questo è proprio l’approccio utilizzato dall’FBI per sbloccare l’iPhone del terrorista di San Bernardino. Un altro suggerimento sarebbe quello di trovare soluzioni alternativa per obbligare i sospettati a sbloccare i propri dispositivi tecnologici. In ogni caso, il suggerimento finale è quello di avviare un dibattito pubblico che veda la partecipazione del Congresso, dell’FBI e della aziende tecnologiche.