Mentre i giganti della tecnologia e produttori di dispositivi come Apple e Google si stanno concentrando sul proporre metodi rispettosi della privacy per tracciare la diffusione del COVID-19, le aziende che producono software di spionaggio o sorveglianza cercano nuovi modi per commercializzare i loro prodotti.

Secondo un report di Reuters, Cellebrite, società famosa per la produzione di strumenti per l’hacking di iPhone, sta proponendo tali strumenti alle autorità di tutto il mondo come modo alternativo per monitorare la diffusione del coronavirus. Secondo un’e-mail inviata dalla società alle forze di polizia indiana, Cellebrite propone di utilizzare tali strumenti per raccogliere dati sulla posizione e contatti da un telefono per “mettere in quarantena le persone giuste“. Normalmente questo potrebbe accade con il consenso dell’utente, ma secondo Cellebrite esistono casi giuridicamente giustificati in cui la polizia potrebbe utilizzare questi strumenti per violare un dispositivo, ad esempio quando un iPhone viene confiscato a qualcuno che viola le ordinanze pubbliche.
Cellebrite non è l’unica di queste aziende di intelligence e sorveglianza private che tentano di riutilizzare e vendere i loro strumenti alle forze dell’ordine per rintracciare il virus e far rispettare gli ordini di soggiorno a casa. Infatti, secondo Reuters, almeno otto di queste società stanno proponendo i loro strumenti alle forze dell’ordine in tutto il mondo, ma al momento nessuna di esse ha rivelato dove sono stati venduti tali strumenti.
Intanto, anche diverse aziende private negli USA hanno detto che, per garantire la massima sicurezza sul posto di lavoro, adotteranno dei sistemi autonomi di controllo dei propri dipendenti, tramite bracciali e altri dispositivi di tracking Bluetooth che dovrebbero assicurare risultati maggiori nel tracciamento dei contagi. Questi strumenti sarebbero obbligatori per tutti i dipendenti.
Insomma, se eravate preoccupati dello strumento di tracciamento sviluppato da Apple e Google, che è comunque rispettoso della privacy dell’utente, questi strumenti potrebbero essere potenzialmente molto più pericolosi.
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