Tracciamento dei contatti COVID-19 e privacy: continuano le perplessità nel mondo occidentale

Le app di tracciamento sono come i braccialetti elettronici dei detenuti in libertà vigilata? Sono in molti a pensare che, in nome della sicurezza sanitaria nazionale, si debba essere obbligati ad utilizzarle. Se non lo si fa, c'è chi vorrebbe mantenere le limitazioni alla libertà personale.

Continuano le critiche del mondo occidentale nei confronti dei meccanismi di contact tracing contenuti nelle App dedicate al tracciamento degli utenti contagiati.

covid app

Stiamo continuando a tenere sotto osservazione l’evolversi della situazione legata alle app di monitoraggio che potremmo installare a breve nei nostri smartphone.

La tecnologia utilizzata è stata battezzata contact tracing e ha lo scopo di identificare, rintracciare e contattare tutte le persone che potrebbero essere venute a contatto con un contagiato, allo scopo di isolare i nuovi casi e interrompere la catena di contagio.

Abbiamo riassunto l’origine di questo approccio in questo articolo, nel quale abbiamo evidenziato i principi base che il nostro ordinamento attualmente impone in materia:

  1. L’installazione dell’app non può essere imposta dalle autorità statali
  2. Il consenso all’utilizzo dei propri dati che l’utente concede è finalizzato unicamente all’essere aiutato nella decisione di porsi in autoisolamento qualora gli venga notificata un possibile contatto con altro soggetto dichiaratosi contagiato
  3. Questo consenso decade con la fine dell’emergenza, pertanto tutti i dati raccolti devono essere cancellati dal titolare del trattamento

Mentre i paesi orientali “diversamente democratici” hanno potuto tranquillamente andare in deroga a questi fondamenti giuridici, il mondo occidentale continua ad interrogarsi sulle corrette politiche di implementazione per il contact tracing:

In America, l’American Civil Liberties Union promuove solo in parte le API di Apple e Google per il tracciamento dei contatti, essenzialmente per tre motivi: non consente all’utente di confermare i contatti al momento della registrazione, gli utenti non possono rivedere i dati prima del caricamento e la quantità di dati acquisiti non può essere utilizzata per identificare le persone.

In Europa, i Paesi Bassi denunciano un data leak sull’app “Covid19 Alert!”, software molto simile a quello che verrà lanciato in Italia.

Il consorzio PEPP-PT (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing) , sta sviluppando ciò che viene definito uno standard di “tutela della privacy” per il monitoraggio della prossimità basato su Bluetooth. Ritiene che Apple e Google debbano apportare significative modifiche alle proprie API così da renderle compatibili con quanto stanno sviluppando per lo stesso scopo generale. La modifica richiesta riguarda la gestione dei contatti in modo che, a differenza dell’approccio americano, venga fatto in modo centralizzato: un server unico incrocia tutti i dati provenienti dagli utenti e stabilisce se c’è stato contatto o meno. Nel sistema proposto da Google invece, il tutto avviene in modo decentralizzato: le informazioni risiedono interamente sui dispositivi degli utenti che ad ogni interazione con l’esterno intrecciano localmente i dati ed avvisano l’utente.

In Francia invece, il governo lamenta l’impossibilità di poter portare a termine la propria app di contact tracing a causa delle limitazioni imposte da iOS nell’utilizzo in background delle app di terze parti.

Arrivando all’Italia, è noto a tutti come l’app scelta dal Governo sia in fase di sviluppo: IMMUNI viene proprio in queste ore portata a termine. In questo articolo abbiamo dedicato un approfondimento a tutte le problematiche legate al suo rilascio. Il dibattito viene portato avanti anche sul piano politico, con alcune fazioni che lo vorrebbero un vero e proprio “braccialetto elettronico” con efficacia simile a chi gode del regime di libertà vigilata. Nelle ultime ore sono arrivate le rassicurazioni da parte del governo in merito alla assoluta volontarietà dell’installazione e senza limitazioni di sorta per chi dovesse decidere di non fruire dell’app.

Mentre IMMUNI viene portata a termine, c’è chi sfrutta l’eco mediatica di questi giorni per lanciare una soluzione alternativa: si chiama “Sm-Covid-19”, gratuita, sviluppata in Italia da SoftMining e – soprattutto – già disponibile su entrambi gli store Apple e Google. Leggendo nelle note della sua privacy policy capiamo che la app non acquisisce dati sensibili dell’utente: L’utente non viene geolocalizzato, né viene reso riconoscibile. La app tiene traccia del solo numero, durata e tipo di contatti. Le informazioni sono condivise con le sole autorità sanitarie. Il codice è condiviso con le autorità competenti e sarà reso disponibile a fine emergenza.”

Eppure, installando il software su Android, viene richiesto espressamente l’accesso al GPS:

android covid

Viene inoltre promesso che il rilascio del codice sorgente avverrà solo “a fine emergenza”. E su questa promessa vengono intanto raccolti i dati delle migliaia di persone che hanno deciso volontariamente di installare nei propri dispositivi quest’app.

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