Immuni, Bending Spoons e tutti i dubbi sull’app che traccerà gli italiani

La scelta dell'app Immuni per il tracciamento dei contatti COVID-19 si lascia dietro qualche dubbio, sia a livello "politico" che di funzionalità.

L’Italia ha scelto l’app Immuni della software house milanese Bending Spoons come strumento per tracciare, su base volontaria, i contatti COVID-19 nel nostro paese. Il progetto è giù finito nel mirino delle polemiche, aumentando i dubbi sulla scelta presa dal commissario Domenico Arcuri.

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Chi è Bending Spoons

Bending Spoons è una realtà nata nel 2013, che oggi conta oltre 140 dipendenti, quasi tutti giovani under 30 (età media 28 anni) e con ben 52 donne, percentuale molto più alta della media nazionale. Nel 2019, l’azienda ha fatturato circa 90 milioni di euro ed è tra le software house di app iOS più grandi in Europa.

L’azienda è stata fondata nel 2013 in Danimarca da cinque ragazzi (4 italiani e un danese) con l’idea di sviluppare app e giochi da portare su App Store. Nel 2014,  Bending Spoons si trasferisce definitivamente a Milano e inizia a raccogliere i frutti di alcune app di successo internazionale come 30 Day Fitness, LiveQuiz e Splice.

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Come riporta Repubblica.it, l’obiettivo dei fondatori era quello di creare un ambiente di lavoro tra i migliori al mondo, e a quanto pare la strada intrapresa è quella giusta. Nella sede di Milano ci sono spazi relax per i dipendenti con divani, TV e console, sala pranzo comune con possibilità di ordinare i pasti tramite un’apposita app, amache appese ai muri, open space per i dipendenti e tanto altro. Un modello da Silicon Valley esportato in Italia. Gli orari sono flessibili – l’importante è il risultato – e tutti i dipendenti vengono invitati in vacanza premio per una settimana all’anno, con la chiusura totale dell’azienda.

Nel mese di marzo, Bending Spoons ha anche donato un milione di euro a favore della Protezione Civile.

Gli investitori

A luglio 2019, Bending Spoons apre le porte del proprio capitale e cede il 5,7% delle quote a un gruppo di investitori, tra i quali figura la H14 di proprietà dei figli di Silvio Berlusconi, ma anche StarTip della famiglia Tamburi e Nuo Capital, società che investe in Italia con capitali cinesi.

Insieme a Bending Spoons, il progetto Immuni vedrà la collaborazione di Jakala per quanto riguarda tutta la parte marketing. Anche in questo caso, gli investitori sono di quelli importanti: nel pacchetto soci di Jakala troviamo sempre la H14 della famiglia Berlusconi, ma anche Davide Serra, Paolo Marzotto e il fondo Ardian. Inoltre, nel 2019 c’è l’ingresso della holding Epic di Mediobanca.

L’app Immuni

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Immuni servirà a tenere sotto controllo la diffusione del coronavirus nella Fase 2, che dovrebbe iniziare a maggio per riprendere pian piano le varie attività commerciali e consentire alle persone di uscire di casa con alcune limitazioni. L’app potrà essere scaricata in modo volontario e non sarà obbligatoria.

Il sistema ideato dagli sviluppatori è composto in due parti. La prima prevede un sistema di tracciamento dei contatti che sfrutta la tecnologia Bluetooth, grazie alla quale sarà possibile rilevare la vicinanza tra due smartphone entro un metro e risalire così a tutti gli incontri di una persona che risulta positiva al COVID-19. In questo modo, sarà molto più semplice rintracciare i potenziali contagiati, in quanto l’app conserverà sullo smartphone degli utenti una lista dei codici identificativi anonimi di tutti gli altri dispositivi entrati nel suo raggio di azione.

La seconda funzione di Immuni è un vero e proprio diario clinico che contiene tutte le informazioni più importanti dell’utente, come sesso, malattie pregresse, età, eventuale assunzione di farmaci e così via. Questa sezione dovrà essere aggiornata con l’aggiunta di eventuali sintomi.

I dubbi e la privacy

L’app Immuni è stata scelta tra oltre 300 proposte inviate al governo italiano. Una decisione che, secondo il Copasir, sarebbe stata presa con criteri poco trasparenti, visto che non si conoscono i dettagli. Inoltre, al momento nessuno sembra sapere i tempi di rilascio dell’app, né se il codice verrà condiviso con la comunità di sviluppatori, così da garantire la massima trasparenza sul tipo di dati che verranno tracciati.

L’unica cosa certa è che Immuni non utilizzerà il GPS, come tra l’altro vietato dalle direttive dell’UE per le app di tracciamento del COVID-19, limitandosi al solo Bluetooth. Anche in questo caso, però, non sappiamo se sarà possibile usarla anche senza connessione dati attiva e su quali dispositivi funzionerà. Ad esempio, per utilizzare il Bluetooth LE a basso consumo, molti smartphone di fascia medio-basa sarebbero esclusi. In alternativa, dovrebbe essere usata il Bluetooth classico che impatta pesantemente sull’autonomia. Per il resto, nessuna altra informazione.

Intanto, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir) ha già dichiarato di voler approfondire alcuni punti non chiari nella scelta presa dal commissario Arcuri, “… sia per gli aspetti di architettura societaria sia per quanto riguarda le forme scelte dal commissario Arcuri per l’affidamento e la conseguente gestione dell’applicazione“. Non è esclusa l’audizione dello stesso Arcuri, visto che si tratta di una “materia di sicurezza nazionale“.

Tra l’altro, come mai si è deciso di dare ad un’azienda privata il compito di sviluppare un’app così importante e sensibile, senza tener conto del fatto che ci sono tante risorse (docenti di informatica, ricercatori, ecc…) della Pubblica amministrazione che avrebbero potuto gestire questa piattaforma? Altri stati hanno adottato una soluzione di questo tipo, l’Italia no. Ci sarà sicuramente qualche buon motivo a noi sconosciuto.

L’azienda ricorda comunque che la Presidenza del Consiglio dei Ministri è il licenziatario dell’uso del prodotto e che Bending Spoons agisce gratuitamente, finanziando autonomamente i propri costi e non ricevendo alcun corrispettivo per il suo impegno. Al netto, ovviamente, della grande pubblicità che la software house sta ricevendo in questi giorni e riceverà in futuro, per un ritorno d’immagine che potrebbe avere impatti molto positivi per acquisire nuovi clienti in futuro.

Anche diversi deputati hanno espresso dei dubbi sulla sicurezza di Immuni, chiedendo che l’app venga valutata dal Garante della privacy prima di essere distribuita. Gli sviluppatori fanno comunque sapere che l’app garantirà l’anonimato e non utilizzerà la localizzazione, limitandosi al solo utilizzo del Bluetooth per tracciare le persone vicine.

Inoltre, Apple impedisce alle app di tracciamento dei contatti di eseguire il Bluetooth in background quando i dati vengono inviati dal dispositivo, limitando di fatto l’utilizzo di app come Immuni. L’unica soluzione è integrare le API che Apple e Google rilasceranno a maggio, ma che saranno disponibili solo per le autorità sanitarie pubbliche e non per qualsiasi sviluppatore di app. Queste limitazioni nell’utilizzo del Bluetooth potrebbero rendere quasi inutile un’app come Immuni, visto che è stata sviluppata da un ente privato che, teoricamente, non potrà nemmeno accedere alle future API di Apple e Google per superare tali limitazioni.

Di certo, al momento non ci sono informazioni più chiare: dove saranno conservati i dati? E in che modo? Come saranno crittografati? Saranno condivisi su server pubblici?

Sulla questione privacy vi rimandiamo al nostro approfondimento dedicato proprio al tracciamenti dei contatti COVID-19.

Apple, Google e il “60%”

Apple e Google hanno annunciato API universali e sicure per il tracciamento dei contatti COVID-19. Certo, al momento non si conoscono i tempi di rilascio (si parla di maggio), ma anche per l’app Immuni non sono stati forniti dettagli in merito. Anzi, non abbiamo visto nemmeno uno screenshot dell’app. Tra l’altro, proprio l’UE ha invitato gli Stati membri a trovare un’app unica e sincronizzata per il tracciamento dei dati, cosa che non avverrà con l’app Immuni scelta esclusivamente dall’Italia e non utilizzabile in altri Paesi.

Inoltre, lo stesso commissario Arcuri ha dichiarato che l’app dovrà essere installata da almeno il 60% della popolazione per poter essere efficace. Si tratta più o meno di 35 milioni di download, un numero quasi impossibile da raggiungere pur volendo superare tutti i dubbi sulla privacy e la sicurezza dei dati sanitari.

Apple e Google, invece, stanno lavorando per rendere disponibile una più ampia piattaforma di contact tracing basata su Bluetooth, integrando questa funzionalità nei sistemi operativi. Questo significa che tutti i possessori di telefoni iOS e Android potranno aprire un’app pre-installata nel sistema operativo e decidere se usarla o meno per il tracciamento. Anche qui non sarà facile raggiungere il 60% di adesione, ma le premesse sono totalmente diverse e, soprattutto, si tratterebbe di un sistema univoco e sincronizzato in tutto il mondo.

Insomma, luci e ombre su un progetto che ha l’immane compito di limitare la diffusione del COVID-19 grazie all’utilizzo delle tecnologie.

Cosa ne pensate e, sopratutto, scaricherete Immuni?

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