La privacy di Apple ha abbassato il valore dell’utente Safari per gli inserzionisti

Le varie funzioni integrate da Apple nel browser Safari per tutelare la privacy ha abbassato il valore degli utenti per gli inserzionisti.

Nei due anni trascorsi da quando Apple ha rilasciato la funzione Intelligent Tracking Prevention che tutela la privacy degli utenti su Safari, limitando le possibilità di tracciamento per scopi pubblicitari da parte dei siti web, sembra che l’azienda sia riuscita ad eliminare quasi del tutto la possibilità per gli inserzionisti di sfruttare dati demografici specifici.

privacy safari

Un nuovo rapporto di The Information ha approfondito il modo in cui l’offensiva di Apple contro gli annunci pubblicitari abbia reso le cose più difficili per gli inserzionisti, con lo scopo di garantire la privacy degli utenti.

I dirigenti del settore dell’editoria online che hanno parlato con The Information dicono che Apple è stata “straordinariamente efficace” nel raggiungere il suo obiettivo di prevenire in moto intelligente il monitoraggio, cosa che di fatto impedisce ai siti Web di sapere cosa stanno facendo gli utenti sul web. Uno dei risultati raggiunto in questi due anni è che i costi sostenuti dagli inserzionisti sono diminuiti in modo significativo per gli utenti Safari mentre sono saliti per gli utenti Chrome:

Il costo per raggiungere gli utenti di Safari è diminuito del 60% negli ultimi due anni, secondo i dati della società pubblicitaria Rubicon Project. Nel frattempo, i prezzi degli annunci sul browser Chrome di Google sono leggermente aumentati.

Sebbene un costo minore possa sembrare una cosa positiva per gli inserzionisti, il motivo per cui il prezzo degli annunci su Safari è diminuito è che sono meno desiderabili. A causa dell’Intelligent Tracking Prevention (ITP), chi crea inserzioni non può concentrarsi su specifici dati demografici, grazie ai quali è ad esempio possibile inviare pubblicità più mirata: “Il valore di un utente Safari è precipitato”, ha dichiarato Michael Barrett, CEO di Rubicon Project. “Non è facile identificare un utente.

Questo aspetto ha avuto un impatto maggiore negli Stati Uniti rispetto ad altri paesi, poiché oltre il 50% della navigazione mobile avviene su Safari. Inoltre, se è vero che gli utenti possono scegliere di disattivare l’Intelligent Tracking Prevention, i dati mostrano che la maggior parte non lo fa:

Solo il 9% degli utenti Safari su un iPhone consente alle aziende esterne di tracciare la navigazione sul Web secondo Nativo, società che realizza software per la vendita di annunci online. La storia è simile su desktop, sebbene Safari abbia solo circa il 13% del mercato dei browser. In confronto, il 79% delle persone che utilizzano il browser Chrome di Google consente agli inserzionisti di monitorare le loro abitudini di navigazione sui dispositivi mobili tramite i cookie.

Questo significa che gli utenti Chrome vedono più annunci personalizzati, mentre gli utenti Safari più annunci casuali e non a target. Tra l’altro, tutto questo è una buona notizia per altre piattaforme come Facebook, Google e Amazon, che possono continuare a offrire annunci mirati basati sui dati dei propri siti. Facebook, ad esempio, vende annunci mirati che utilizzano i dati del profilo delle persone e l’attività sull’app. Amazon vende annunci mirati in base agli articoli che le persone guardano sul sito di vendita al dettaglio. Per quanto riguarda le aziende pubblicitarie, c’è chi afferma di aver perso fino a 25 milioni di dollari a causa dell’ITP.

Tuttavia, Jason Kint, un importante dirigente del settore, pensa che gli esperti di marketing debbano evolversi per raggiungere i dati demografici desiderati: “Gli utenti Apple sono più preziosi per gli inserzionisti]in base ai dati demografici, avendo un reddito più elevato e una maggiore propensione all’acquisto. Ritengo che gli utenti di Safari siano sono stati svalutati ingiustamente a breve termine e credo che gli esperti di marketing debbano solo trovare modi migliori per raggiungerli online”.

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