Le spese e gli oneri degli sviluppatori iOS nuovamente al centro di una class action

Uno sviluppatore iOS ha presentato una class action contro Apple per presunte violazioni antitrust, affermando che l’azienda abusa del potere monopolistico del mercato iOS per fissare prezzi minimi, addebitare ai produttori di app una commissione annuale di 99 dollari e imporre un’imposta del 30% sulle vendite. Non è la prima volta che Apple viene denunciata per questioni simili.

Presentata al tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California, la denuncia sostiene che le pratiche anticoncorrenziali di Apple implicano l’acquisizione di un monopolio nel mercato delle app iOS, il rifiuto di consentire a terze parti di distribuire contenuti digitali e requisiti di prezzo e “tasse” imposte agli sviluppatori.

Il querelante Barry Sermons sostiene che la condotta di Apple ha “indotto gli sviluppatori a sostenere commissioni, costi e prezzi gonfiati per ogni app e prodotto in-app” e “danneggiato la competizione“.

Sermons ha sviluppato e commercializzato sette app per iOS tra cui Morigo, Unity North Atlanta, Mielle Organics, dmvfta, Bovanti, Sportsandspine e The Film Black Friday. Ha anche creato reVOLVER Podcast, che però non è più disponibile su App Store, ma che continua ad essere disponibile per Android e addirittura esiste anche una popolare rete di podcasting sotto il marchio reVolver Podcasts.

Secondo la denuncia, Apple sta infrangendo le leggi antitrust con un apparente monopolio del 100% sulla distribuzione di app iOS, una quota conquistata non consentendo agli utenti di iPhone e iPad di scaricare software tramite terze parti. Sfruttando questo presunto monopolio, Apple addebita agli sviluppatori una commissione del 30%a riduzione del profitto” su ogni vendita di app a pagamento, compresi gli acquisti in-app.

Inoltre, Apple addebita agli sviluppatori una commissione annuale di 99 dollari per il diritto di vendere prodotti su App Store. L’azienda nel 2017 ha aggiornato le linee guida di App Store dove richiede agli sviluppatori di creare un nuovo account dal costo di 99 dollari all’anno per ogni app.

Infine, la class action prende di mira i vincoli di prezzo di Apple, che fanno si che gli sviluppatori debbano vendere le loro app ad un minimo di 99 centesimi, mentre per prezzi più alti, quest’ultimi devono temrinare per forza con i 99 centesimi finali (es. 1,99 – 2,99 – ecc..).

La causa odierna è quasi identica a un’altra class action presentata all’inizio di questo mese che mette in discussione il taglio del 30% delle vendite, delle tasse annuali e dei prezzi di Apple.

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