Apple e Samsung multate dall’Antitrust per l’obsolescenza programmata

Il Garante italiano è il primo ente al mondo ad aver condannato aziende tech per l’obsolescenza programmata, quella presunta “pratica” che costringerebbe i consumatori a cambiare dispositivi periodicamente per mancato supporto software o prestazioni in netto calo.

Con l’obsolescenza programmata, un dispositivo diventa inutilizzabile dopo un certo periodo di tempo, oppure diventa “obsoleto” agli occhi del consumatore in confronto a nuovi modelli che appaiono più moderni e performanti, sebbene le novità a livello funzionale siano poche.

Apple è stata più volte accusata di questa pratica, senza mai essere condannata almeno fino ad oggi, soprattutto nell’ultimo anno a causa degli iPhone le cui prestazioni venivano diminuite dal software quando la batteria iniziava a deteriorarsi. Apple si è sempre difesa negando ogni accusa, spiegando che in quel caso di trattava di un comportamento finalizzato ad evitare spegnimenti improvvisi dei dispositivi. Inoltre, Apple è una delle aziende che supporta per più anni i propri dispositivi tramite aggiornamenti software.

L’Antitrust non ha però voluto sentire ragioni e ha condannato sia Apple che Samsung al pagamento rispettivamente di 10 e 5 milioni di euro. Il Garante ha condannato le due aziende “per aver imposto agli utenti aggiornamenti software che hanno rallentato o compromesso il funzionamento degli smartphone“. Il riferimento è proprio al caso di cui sopra, per il quale Apple era già corsa ai ripari consentendo agli utenti non solo di avere informazioni dettagliate su batteria e prestazioni, ma anche di disattivare la funzione incriminata.

Apple ha ricevuto una sanzione più alta per non aver correttamente informato i consumatori sulla deteriorabilità delle batterie al litio presenti su iPhone:

Ad esito di due complesse istruttorie,  l’AGCM ha accertato che le società del gruppo Apple e del gruppo Samsung hanno realizzato pratiche commerciali scorrette in violazione degli artt. 20, 21, 22 e 24 del Codice del Consumo in relazione al rilascio di alcuni aggiornamenti del firmware dei cellulari che hanno provocato gravi disfunzioni e ridotto in modo significativo le prestazioni, in tal modo accelerando il processo di sostituzione degli stessi. Tali società hanno, infatti, indotto i consumatori – mediante l’insistente richiesta di effettuare il download e anche in ragione dell’asimmetria informativa esistente rispetto ai produttori – ad installare aggiornamenti su dispositivi non in grado di supportarli adeguatamente, senza fornire adeguate informazioni, né alcun mezzo di ripristino delle originarie funzionalità dei prodotti.

In particolare Samsung è stata condannata per aver “insistentemente proposto, dal maggio 2016, ai consumatori che avevano acquistato un Note 4 (immesso sul mercato nel settembre 2014) di procedere ad installare il nuovo firmware di Android denominato Marshmallow predisposto per il nuovo modello di telefono Note 7, senza informare dei gravi malfunzionamenti dovuti alle maggiori sollecitazioni dell’hardware e richiedendo, per le riparazioni fuori garanzia connesse a tali malfunzionamenti, un elevato costo di riparazione”.

Per Apple, la condanna arriva per aver “insistentemente proposto, dal settembre 2016, ai possessori di vari modelli di iPhone 6 (6/6Plus e 6s/6sPlus rispettivamente immessi sul mercato nell’autunno del 2014 e 2015), di installare il nuovo sistema operativo iOS 10 sviluppato per il nuovo iPhone7, senza informare delle maggiori richieste di energia del nuovo sistema operativo e dei possibili inconvenienti – quali spegnimenti improvvisi – che tale installazione avrebbe potuto comportare. Per limitare tali problematiche, Apple ha rilasciato, nel febbraio 2017, un nuovo aggiornamento (iOS 10.2.1), senza tuttavia avvertire che la sua installazione avrebbe potuto ridurre la velocità di risposta e la funzionalità dei dispositivi”.

Questa è la prima condanna al mondo per obsolescenza programmata.

HotAcquista iPhone 15 su Amazon!
News