Apple e la “crisi” dell’iPhone

Dopo centinaia di analisti che, ormai da anni, sostenevano che l’iPhone avesse raggiunto il suo massimo splendore, puntualmente arrivava la smentita dai numeri ufficiali condivisi da Apple. Anche per quest’ultimo trimestre le cose sono andate in questo modo, anche se la crescita anno su anno è stata minima e ora ci si aspetta un trimestre con segno negativo. Tutto questo potrebbe però essere sono una fase momentanea.

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E’ vero, quest’anno Apple rischia di chiudere in negativo, ma la realtà è molto più sfumata. Ci sono alcune ragioni molto specifiche che spiegano come mai il trimestre in corso sarà molto arduo per l’iPhone, e come mai la situazione è destinata a durare per un breve periodo.

Partiamo dall’ultimo trimestre (solare, non fiscale) del 2015: Apple ha registrato un aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, probabilmente solo grazie ai problemi di approvvigionamento che hanno colpito iPhone 6 e 6 Plus nel 2014. Dodici mesi fa, infatti, Apple non è riuscita a soddisfare la domanda nel periodo natalizio, e questo ha frenato le vendite facendo apparire il trimestre di quest’anno superiore a quello di un anno fa. Ad inizio 2015 la situazione nelle fabbriche dei partner Apple migliorò sensibilmente, portando a forti vendite anche nei primi tre mesi dell’anno. Ora, invece, di problemi sotto Natale non ce ne sono stati, quindi nel trimestre in corso le vendite sono gioco forza destinate a rallentare. Tim Cook lo sa e lo ha ribadito ieri sera.

Un altro motivo è la crisi. Apple puntava molto al mercato cinese e i numeri sono stati positivi, ma senza i problemi economici del paese sarebbero stati venduti molti più iPhone.

In terzo luogo, Apple genera due terzi delle sue entrate al di fuori degli Stati Uniti, per questo il dollaro forte ha rallentato l’esportazione visto che l’azienda è stata costretta ad aumentare i prezzi un po’ ovunque. L’impatto complessivo di questo cambiamento nei tassi monetari è stato di 5 miliardi di dollari nel trimestre appena concluso. L’esempio è chiaro: se prendiamo 100$ di fatturato registrato fuori dagli Stati Uniti nel mese di settembre 2014, lo stesso livello di business oggi si traduce in soli 85$.

Apple comunque ha una visione a lungo raggio e sa che in futuro le entrate deriveranno sempre di più da servizi come Apple Music e da dispositivi “secondari” come l’Apple Watch e la Apple TV di quarta generazione, che frutterà entrate anche grazie alle app.

Insomma, la “crisi” dell’iPhone viene bilanciata da queste altre entrate. Inoltre, a marzo Apple lancerà molto probabilmente un iPhone da 4 pollici più economico, capace di attrarre nuovi utenti in tutto il mondo. A settembre arriverà poi l’iPhone 7, che potrebbe riportare Apple ai record di sempre.

Chiaramente Apple sa che non può dormire sugli allori. Il mercato smartphone è sempre più saturo e la concorrenza si fa agguerrita, con ottimi terminali a prezzi decisamente inferiori. In questa ottica sarà sempre più importante avere accordi con gli operatori per offrire abbonamenti vantaggiosi e offrire magari opportunità come l’iPhone Upgrade Program anche al di fuori degli Stati Uniti.

Malgrado la concorrenza, Apple ha dalla sua sempre il suo eco-sistema, fatto di hardware e applicazioni che si integrano perfettamente tra di loro. E’ qui che l’azienda giocherà ed è qui che potrà uscirne vincitrice. Non sarà facile.

Apple dovrà continuare ad investire nei mercati in crescita, come la Cina e l’India, dovrà riproporre iniziative come il già citato Upgrade Program e dovrà dare nuove opportunità di acquisto agli utenti, ad esempio con un iPhone più economico.

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