Apple indagata in Italia per frode fiscale

Il Fisco italiano si muove contro Apple: nel mirino finiscono il direttore finanziario e il legale rappresentante di Apple Italia, indagati dalla procura milanese per frode fiscale.

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L’ipotesi di reato è stata avanzata lo scorso giugno dall’area antifrode dell’Agenzia delle Dogane: Apple Italia avrebbe pagato 225 milioni di euro di tasse in meno negli ultimi due anni. Per il Fisco, Apple svolge attività in Italia, ma con redditi tassati in Irlanda.

Ad essere indagati sono Enzo Bigini, legale rappresentate di Apple Italia, e il direttore finanziario dell’azienda Mauro Cardaio. L’indagine è curata dal pm di Milano Adriano Scudieri, dopo la denuncia sottoposta dall’Agenzia delle Entrate e dalla già citata Agenzia delle Dogane.

Nel 2011, Apple avrebbe sottratto al fisco 50 milioni di euro attraverso l’esposizione nella dichiarazione dei redditi di un imponibile inferiore di 206 milioni di euro rispetto al reale. Nel 2012 la cifra sale a 175 milioni di euro di tasse non pagate, con una sottovalutazione dell’imponibile pari a 853 milioni di euro.

La questione non è di facile interpretazione. Apple, come tante altre multinazionali, opera sul confine della legalità, sfruttando norme e buchi normativi delle varie leggi nazionali che, a loro volta, si intersecano con le normative dell’Unione Europea.

Secondo l’Agenzia delle Dogane, l’attività commerciale di Apple Italia è stata attribuita artificiosamente alla società irlandese Apple Sales International che ha sì provveduto agli adempimenti IVA, ma in Italia non è soggetta alla tassazione diretta. In questo modo, Apple Italia avrebbe trasferito il reddito prodotto nel nostro paese alla competenza fiscale irlandese, ben più favorevole rispetto a quella italiana, riuscendo a risparmiare 225 milioni di euro in due anni.

L’accusa di frode della Procura di Milano non è semplice da portare in giudizio, perchè l’articolo 3 della legge 74/2000 presuppone che la frode fiscale sia avvenuta attraverso una “falsa rappresentazione delle scritture contabili obbligatorie” e con “mezzi fraudolenti idonei ad ostacolare l’accertamento“. Nei prossimi giorni, gli inquirenti esamineranno il materiale informatico sequestrato negli uffici milanesi di Apple in piazza San Babila. l’obiettivo è quello di dimostrare, anche sentendo alcuni clienti diretti dell’azienda, che Apple Italia interviene attivamente nella preparazione e conclusione dei contratti di vendita e nella loro esecuzione. Invece, secondo il contratto stipulato da Apple Italia con Apple Sales International, gli uffici nel nostro paese dovrebbero occuparsi solo di ricerca, assistenza e supporto al canale di vendite.

Il processo sarà molto lungo e complesso, vista la delicatezza delle norme in questione e le difficili interpretazioni rispetto anche alle normative europee. Come difensore, Apple ha scelto l’ex ministro della Giustizia Paola Severino.

La questione riapre però l’esigenza di trovare una soluzione a livello europeo sulla tassazione delle multinazionali, proponendo un’armonizzazione normativa e tassativa tra tutti gli stati.

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