Continuano gli scontri tra Apple e Microsoft. Questa volta al centro della disputa vi è il nome nome “App Store” che, secondo la casa di Redmond, non potrebbe essere registrato come un marchio appartenente ad Apple poichè non esclusivo e troppo generico.
Secondo Microsoft, il termine “App Store”, se legato in maniera univoca ad Apple, spingerebbe gli utenti a credere che esso sia l’unico negozio digitale per la distribuzione di applicazioni e servizi, causando non pochi problemi ai diretti concorrenti. Apple ha risposto a questa accusa portando a testimoniare un esperto di linguistica e facendo presente “che avrebbe dovuto sapere lei stessa, dopo decenni di opposizioni sulla genericità del nome Windows, quanto in effetti il marchio conta nel complesso nella percezione pubblica”.
Apple ha anche fatto notare come gli altri diretti concorrenti (ad esempio Android) abbiano facilmente trovato un nuovo nome da assegnare ai propri store.
Tuttavia, l’ultimo capitolo di questa curiosa storia è ancora più interessante: i legali di Microsoft hanno chiesto di respingere le richieste di Apple a causa della lunghezza e della dimensione dei caratteri utilizzati nei documenti ufficiali presentati alla Corte (31 pagine contro le 25 previste).
Una motivazione ovviamente poco probante e che, probabilmente, non ha alcun fine pratico se non quello di ostacolare Apple.
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