Processo sulla raccolta di dati degli utenti: Apple sotto accusa per non aver consegnato le email di Steve Jobs

Un giudice ha chiesto formalmente ad Apple di spiegare perché non avrebbe deciso di consegnare al tribunale le email di Steve Jobs nella disputa sul monitoraggio della posizione degli utenti.

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Stando a quanto riportato dal Bloomberg sembra che un giudice abbia ordinato ad Apple di spiegare esattamente in che modo stia rispettando i precedenti ordini impartiti dal tribunale circa la consegna delle prove nella disputa dove l’azienda californiana è sotto accusa per aver presumibilmente raccolto dati sulla posizione degli utenti. L’azienda di Cupertino dovrà anche fornire la documentazione in merito ai processi per la revisione delle applicazioni in vista della pubblicazione su App Store

Secondo il rapporto il giudice Grewal ha definito “inaccettabile” il fatto che Apple abbia atteso oltre tre mesi per verificare qualora avesse o meno rispettato l’ordine di novembre del giudice di consegnare i documenti. La stessa compagnia aveva dichiarato precedentemente di aver protetto alcuni documenti relativi alla disputa per proteggere i consumatori dai danni che questi avrebbero causato qualora fossero stato resi pubblici o se fossero caduti nelle “mani sbagliate.

Beringer ha dichiarato che il suo team di legali ha revisionato oltre 8000 email nell’ultimo fine settimana e determinato che dovrebbero consegnare i messaggi che coinvolgevano Steve Jobs, Phil Schiller e, tra gli altri, Scott Forstall.

Il giudice ha deciso che per rimediare Apple dovrà fornire, entro l’8 marzo, informazioni dettagliate sul modo in cui raccoglie e valuta i documenti da fornire al querelante, rendendo noto al contempo il numero di quanti siano stati selezionati.

Nell’ordine di Grewal, il querelante ha ottenuto il diritto di consultare i documenti di Apple sul processo di revisione di applicazioni per i dispositivi mobile.

I querelanti, infine, stanno tentando di avviare una class-action contro Apple accusando la compagnia di non aver saputo informare i propri consumatori di aver raccolto i loro dati personali, consentendo al contempo a terzi di fare la medesima cosa.

Fonte: 9to5Mac

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