Apple e le condizioni di lavoro in Cina: molto è stato fatto, ma la situazione rimane grave

Il New York Times ha pubblicato un articolo relativo alle condizioni di lavoro negli stabilimenti della Foxconn, dove Apple – e diverse altre multinazionali – fa assemblare i suoi prodotti, iPhone in primis. Nell’articolo vengono riportate dichiarazioni di diversi dirigenti o ex-dirigenti Apple, i quali affermano che, se da una parte vi sono stati dei miglioramenti da quando Apple ha iniziato a controllare tali fabbriche, dall’altra l’azienda ha sempre evitato un approccio troppo duro verso le alte sfere della Foxconn.

Secondo uno di questi dirigenti, Apple sarebbe davvero preoccupata delle condizioni di lavoro nella Foxconn, ma provare a migliorarle è risultato più difficile del previsto. Pubblicamente, l’azienda di Cupertino ha minacciato di interrompere ogni rapporto di lavoro con quelle aziende le cui condizioni di lavoro sono quanto meno criticabili, ma in realtà Apple è tenuta in ostaggio da accordi milionari e dalla natura dei suoi investimenti. Le alternative alla Foxconn, infatti, sono poche e scegliere un altro fornitore sarebbe un suicidio economico.

Inoltre, se da una parte Foxconn invia numerose rassicurazioni sulle condizioni di lavoro, i salari alti e il fatto che non lavorino anche dei minorenni, Apple sa che in alcuni casi le regole non sono state rispettate e più volte sono stati segnalati casi di lavoro straordinario non pagato o di trattenute salariali come punizioni per comportamenti dei lavoratori cinesi considerati non corretti.

L’unico punto dove sono stati fatti effettivamente dei passi avanti riguarda la sicurezza sul lavoro, dato che Apple ha usato il pugno duro dopo una serie di incidenti verificatisi soprattutto nel 2010.

Apple ha anche fornito la lista di tutti i suoi fornitori diretti, ma manca e sempre mancherà quella dei fornitori indiretti: un dirigente Apple ha spiegato che per questioni di segretezza non è possibile elencare i fornitori indiretti e questo è un ostacolo verso la trasparenza e il controllo esterno sulle condizioni di lavoro. Un ostacolo, ha aggiunto, che per la natura degli affari e le strategie commerciali difficilmente verrà superato. Ma questo è un problema che riguarda tutte le multinazionali, non solo Apple. Anzi, altri dirigenti confermano che la società di Cupertino ha sempre messo in primo piano il controllo sulle condizioni di lavoro, non potendo però intervenire più di tanto proprio per evitare rotture con i vari fornitori.

Il New York Times riporta che tra i clienti della Foxconn vi sono anche Dell, HP, Microsoft, Nokia, Sony e Nintendo, solo per citare i più famosi.

Il problema del miglioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi è un problema noto e comune a varie aziende, e la speranza è che le cose possano migliorare con un’azione che parta dalle aziende USA e tocchi da vicino gli interessi economici di Foxconn.

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