
Jeff Williams è stato per anni un pilastro di Apple. Entrato in azienda alla fine degli anni ’90, ha scalato le gerarchie fino a diventare Chief Operating Officer nel 2015. In quel ruolo ha guidato l’intera catena operativa globale, supervisionando la produzione dei dispositivi, la supply chain, l’assistenza, e anche lo sviluppo di prodotti chiave come l’Apple Watch e la linea salute e fitness di Cupertino.
Quando ad inizio 2025 Apple annunciò il passaggio di consegne a Sabih Khan, divenne chiaro che Williams avrebbe lasciato un ruolo centrale. Ufficialmente, si è ritirato a novembre 2025.
Per capire la portata del suo percorso in Apple basta ricordare che sotto la sua supervisione sono nati o sono cresciuti dispositivi e servizi che hanno cambiato il concetto stesso di tecnologia personale. Il suo nome è legato a decenni di innovazioni, operazioni globali e processi industriali complessi.
Secondo i comunicati ufficiali, Disney ha nominato Jeff Williams come candidato indipendente per un posto nel suo consiglio di amministrazione, in vista dell’assemblea degli azionisti del 2026. Se approvato, il board passerà da 10 a 11 membri.
Williams ha dichiarato di aver da tempo ammirato la capacità di Disney di unire immaginazione e innovazione, di sfruttare tecnologie avanzate in modo creativo per raccontare storie che restano nel tempo. Ha definito un onore essere candidato per un’azienda con una eredità così significativa. È interessante notare come non sia la prima volta che una figura proveniente dal mondo tech entra nel board di Disney: già nel 2022 era stata nominata un’ex dirigente del mondo digitale come parte della strategia di espansione del gruppo.
L’ingresso di Williams nel board potrebbe essere interpretato con diverse chiavi.
In primis, competenze operative e gestionali: la sua lunga esperienza a capo di una delle supply chain più complesse al mondo può offrire a Disney un know‑how prezioso sul piano logistico, produttivo e di efficienza. In un settore dove contenuti, tecnologia, produzione e distribuzione si intersecano sempre di più, questa esperienza può fare la differenza.
Abbiamo poi visone tech e contenuti: Williams ha visto nascere e crescere l’iPhone, l’Apple Watch, ha contribuito a definire standard di qualità e integrazione perfetta hardware‑software. In Disney, un’azienda che mescola storie, media, tecnologia e intrattenimento, questa combinazione potrebbe tradursi in nuove idee per piattaforme, servizi, contenuti interattivi o ibridi.
E poi, potrebbe creare un ponte tra due mondi: l’unione tra tecnologia “hard” e entertainment è sempre più centrale. Con un ex Apple su una sedia del board, Disney si rafforza come player che non teme l’innovazione, che osserva la tecnologia come opportunità, non come minaccia.
Se davvero Williams riuscirà a trasferire parte del mindset Apple a Disney, potremo vedere progetti interessanti nei prossimi anni: magari contenuti interattivi, esperienze digitali immersive, nuovi modelli di distribuzione e non solo.
Naturalmente, non tutto è scritto. L’industria dell’intrattenimento è diversa da quella dell’hardware e del software consumer. Le logiche, le dinamiche, le tempistiche sono dissimili. Un ex dirigente Apple può portare visione e competenze, ma dovrà confrontarsi con limiti di budget, diritti d’autore, strategie di contenuto, distribuzione e un panorama mediatico in rapido cambiamento.
Inoltre, essere nel board non significa gestire operativamente l’azienda: dipenderà da quanto peso reale avrà Williams nelle decisioni strategiche.
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