UE accusa Apple di mettere a rischio gli utenti. Apple risponde: “Ipocrisia e norme in conflitto”

La Commissione UE contesta ad Apple carenze su sicurezza utenti e minori nell’ambito del DSA. Apple replica duramente.

app store europa

Negli ultimi mesi il confronto tra Apple e Unione Europea è passato dalle aule dei tribunali ai registri delle autorità di vigilanza, con un crescendo di botta e risposta che oggi tocca uno dei punti più sensibili: la sicurezza degli utenti e dei minori.

Secondo Bruxelles, Apple non avrebbe adottato misure “ragionevoli e proporzionate” per mitigare i rischi di truffe legate a contenuti e app e non garantirebbe un livello adeguato di protezione per i minori su iPhone e sull’ecosistema App Store, come richiesto dal Digital Services Act.

Apple risponde con una lettera dai toni insolitamente duri: le richieste del DSA cozzano con l’enforcement del DMA, il Digital Markets Act che obbliga Apple ad aprire il sistema a link esterni, marketplace di terze parti e modalità di distribuzione meno controllate. Tradotto: la stessa UE, imponendo aperture senza “paracadute”, renderebbe più difficile garantire sicurezza e tutela.

La Commissione ha messo nero su bianco due preoccupazioni:

  • Rischio truffe e frodi: misure ritenute non sufficienti per prevenire gli schemi fraudolenti connessi alle app e ai pagamenti fuori dall’App Store.
  • Tutela dei minori: strumenti e barriere considerate non pienamente allineate agli standard che il DSA pretende in tema di sicurezza, privacy e moderazione dei contenuti.

Dal punto di vista dell’Unione, le grandi piattaforme devono dimostrare di aver messo in campo mitigazioni efficaci per rischi sistemici, con trasparenza e auditabilitá dei processi.

Nella risposta firmata dal VP Legal Kyle Andeer, Apple ribadisce che App Store e App Review esistono proprio per tenere fuori truffe, exploit e app dannose, inclusi contenuti non adatti ai minori. Il punto, secondo Apple, è che l’UE con il DMA ha imposto aperture “senza guardrail significativi”:

  • Link-out obbligatori a siti e store terzi: l’utente può essere spinto fuori dall’App Store verso pagine e marketplace che Apple non controlla e non può monitorare.
  • Allineamento ai terzi: se l’UE chiede che le funzioni riservate all’Apple Watch (o ad altri dispositivi Apple) vengano rese disponibili anche ad accessori di terze parti, si indeboliscono gli strumenti di parental control e sicurezza integrati.

Il messaggio è chiaro: DSA e DMA spingono in direzioni opposte. Da un lato si chiede massima protezione, dall’altro si impone un’architettura più aperta che riduce il controllo end-to-end su pagamenti, contenuti e flussi di onboarding.

Apple alza ulteriormente il tiro parlando di “ipocrisia” e tentativo di distrarre l’opinione pubblica dagli effetti collaterali del DMA. Nella lettera, l’azienda richiama casi in cui sviluppatori terzi sono stati sanzionati negli USA per pratiche fuorvianti verso gli utenti, sostenendo che la Commissione non avrebbe mostrato pari fermezza in Europa. “A perderci è l’utente”.

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