Apple testa un’app in stile ChatGPT per Siri

Apple usa un’app tipo ChatGPT per provare la nuova Siri con dialoghi lunghi e memoria delle chat.

siri

Secondo un nuovo report di Bloomberg, a Cupertino è in corso un test su larga scala della prossima generazione di Siri attraverso un’app in stile ChatGPT. La notizia è interessante non tanto perché Apple voglia lanciare un “ChatGPT by Apple” (cosa che al momento non è nei piani), quanto perché racconta come l’azienda sta validando funzioni e comportamenti dell’assistente che vedremo nei prossimi mesi.

L’app, usata solo internamente dai dipendenti, porta in un’unica interfaccia la tecnologia di Siri ancora in sviluppo e consente di gestire più conversazioni per argomenti, riprendere chat pregresse, fare follow-up e sostenere scambi prolungati. È, di fatto, un laboratorio per il futuro di Siri: Apple può misurare frizioni, capire quanto il formato “chat” aiuti davvero e raccogliere feedback prima di incastonare quelle capacità nell’esperienza ufficiale di Siri.

Il punto chiave del report coincide con quanto Craig Federighi ripete da tempo: Apple non vuole un chatbot “a lato”, ma funzioni AI che si intrecciano con quello che fai. Tradotto: la chat interna è un mezzo di testing, non il prodotto finale. L’obiettivo resta una Siri che capisce il contesto personale, agisce dentro le app e orchestra task senza chiederti di cambiare abitudini o aprire un’app separata.

Questa impostazione è coerente con Apple Intelligence: la promessa non è “una chat che risponde bene”, ma un set di abilità operative che fanno da ponte tra intenzione e azione. La chat è utile per provare memoria, coerenza, disambiguazione e gestione di follow-up, ma poi tutto questo deve vivere dentro Siri, Spotlight, Comandi Rapidi, App Intents e controlli di sistema.

Il lavoro procede su due binari: un sistema alimentato da modelli proprietari di Apple e un percorso parallelo basato su modelli esterni (tra cui Google) per coprire scenari più complessi o knowledge ampio.

Il traguardo interno resta fissato a primavera 2026 per un primo rollout della Siri rinnovata. Un orizzonte realistico: c’è da chiudere il cerchio tra lingue, app di terze parti via App Intents, policy di privacy e robustezza dell’esperienza.

Accanto a Siri, Apple lavora a un progetto chiamato Answers, pensato per offrire una ricerca in stile ChatGPT basata su servizi AI proprietari. L’idea è semplice e allo stesso tempo ambiziosa: trasformare molte domande che oggi faresti a un motore esterno in risposte dirette all’interno dell’ecosistema, con citazioni, contestualizzazione e, quando serve, azioni conseguenti.

È verosimile che la nuova Siri arrivi a step. In prima battuta potremmo vedere una gestione del contesto personale più profonda, follow-up naturali e azioni in-app più ricche sulle app Apple e su una prima ondata di app di terze parti che abbracciano App Intents aggiornati. In parallelo, Answers potrebbe comparire laddove oggi vedi Suggerimenti di Siri o in Spotlight, con risposte composte e link a ciò che puoi fare subito dopo. Poi toccherà alle lingue, all’estensione dei domini e a quell’equilibrio delicato tra on-device e modelli esterni che fa la differenza per privacy, latenza e affidabilità.

Quello che oggi richiede tre app e cinque tocchi dovrebbe diventare una frase e un consenso: “Invia a Marco l’ultima versione del preventivo in PDF e fissa una call per domani pomeriggio” non è più un sogno se l’assistente vede il file giusto, capisce quale “Marco” intendi, completa il messaggio e incastra il calendario, chiedendoti solo di confermare. Il valore non sta nella “bella risposta”, ma nell’azione corretta al primo colpo.

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