
Per mesi Sam Altman ha definito l’idea di mettere pubblicità dentro ChatGPT qualcosa di “disturbante” e da usare solo come ultima spiaggia. Ora, però, tutti i segnali vanno in un’unica direzione: gli annunci in ChatGPT stanno arrivando, almeno per chi usa il servizio gratuitamente.
Per alcune funzione, però, gli utenti iPhone avranno un modo abbastanza semplice per aggirare il problema, sfruttando Siri e l’integrazione con ChatGPT.
La pubblicità su ChatGPT
Negli ultimi mesi si è parlato più volte di un possibile modello pubblicitario integrato dentro l’interfaccia di ChatGPT, soprattutto per la versione free, quella usata dalla maggior parte delle persone. come ulteriore fonte di entrate accanto agli abbonamenti Plus/Go/Pro e alle API.
A spingere ancora di più in questa direzione è stato il lavoro di chi analizza le beta delle app: nell’ultima versione di prova dell’app Android sono state trovate stringhe di codice che parlano esplicitamente di “ads feature”, “search ad”, “bazaar content”.
Segno che l’infrastruttura per gestire gli annunci è già in lavorazione. Non è ancora chiaro come verranno mostrati (risposte sponsorizzate? box separato? link suggeriti?), quanto saranno invasivi e se cambieranno a seconda della piattaforma
Ma lo scenario più probabile è quello classico: se usi ChatGPT gratis, vedi ads; se paghi, hai un’esperienza pulita.
Perché gli annunci sono diventati (quasi) inevitabili
Qui entriamo nella parte più concreta del discorso: sostenere un modello come ChatGPT, con infrastrutture massicce, ricerca continua e nuovi modelli, costa molto.
Gli abbonamenti e i contratti enterprise da soli potrebbero non bastare a coprire i costi, sostenere la crescita e giustificare gli investimenti agli occhi di partner e investitori
In questo contesto, le ads diventano la classica leva di monetizzazione “alla Google”: enorme base di utenti gratis più un flusso costante di richieste, che equivalgono a terreno perfetto per inviare messaggi sponsorizzati, contenuti promossi, risposte “brandizzate” in modo più o meno dichiarato.
Lo stesso Altman, pur dicendo di trovare l’idea “unsettling”, non l’ha mai esclusa del tutto. E oggi, con il codice che parla chiaro, sembra più una questione di quando che di se.
La via d’uscita per chi usa iPhone: passare da Siri
E qui entra in gioco Apple. Con l’arrivo di Apple Intelligence e della nuova integrazione tra Siri e ChatGPT, c’è un dettaglio fondamentale: quando fai una domanda a Siri e lei non sa rispondere, può proporti di passare la richiesta a ChatGPT.
Il tutto avviene con un layer di privacy in mezzo, concordato tra Apple e OpenAI, e queste richieste non vengono usate per addestrare i modelli: l’esperienza resta dentro il “recinto” Apple.
Ed è molto difficile immaginare Apple che permetta a un partner di mostrare annunci dentro l’esperienza Siri. Tradotto: anche se ChatGPT introdurrà pubblicità nelle sue app e sul web, su iPhone avrai probabilmente una strada “pulita”
Ovviamente usare Siri per chiedere cose a ChatGPT non è comodissimo per tutto. Ad esempio, se stai lavorando in browser, spesso continuerai a usare ChatGPT direttamente, ma per tante richieste veloci da smartphone può diventare la soluzione naturale.
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