TEST: Apple Vision Pro per un mese senza PC, TV e laptop

Una YouTuber ha usato Apple Vision Pro per un mese al posto di monitor, laptop e TV. Ecco pregi, limiti e cosa significa davvero affidarsi a un visore per sostituire tutti gli altri schermi.

vision pro un mese.

La YouTuber Becca Farsace ha recentemente pubblicato un video in cui racconta la sua esperienza usando l’Apple Vision Pro (versione M5) come sostituto unico di tutti i suoi schermi non‑smartphone per un intero mese. Nel corso di queste settimane, Farsace ha impiegato il visore al posto del monitor del desktop, del laptop e perfino della TV.

L’idea è ambiziosa: provare a capire se un dispositivo di realtà mista possa davvero semplificare la vita digitale quotidiana negli ambiti lavoro, streaming, intrattenimento, eliminando la necessità di schermi fisici multipli.

Dal racconto di Farsace e dalle prime analisi, emergono alcuni aspetti in cui Vision Pro sembra realmente comportarsi bene come sostituto. Ad esempio, uno schermo grande e immersivo: sostituire il laptop o il monitor con una “finestra virtuale” sembra dare un senso di spazio e flessibilità, utile soprattutto per chi lavora, guarda contenuti o vuole un’esperienza simile a quella di un TV sul divano.

Farsace nota poi il minore “ingombro fisico”: niente più monitor, TV o laptop in giro per casa o ufficio. Con un visore, lo spazio “fisico” può essere pulito, e le superfici libere. Questo può essere utile per chi vive in ambienti ristretti oppure vuole un setup minimalista. C’è poi la flessibilità d’uso: si può “portare ovunque” l’esperienza digitale, semplicemente indossando il visore, senza dover spostare fisicamente dispositivi pesanti.

In pratica, per chi cerca un’esperienza visiva “tutto in uno”, Vision Pro può essere un esperimento interessante.

Tuttavia, come Farsace stessa riconosce, l’esperimento mostra chiaramente anche una serie di svantaggi e frizioni, che rendono la scelta del visore come unico schermo impattante su comfort e usabilità quotidiana. Alcuni dei problemi segnalati sono:

  • La sensazione di isolamento sociale, perché indossare un visore per ore significa “chiudersi” nel proprio spazio digitale. Per molti potrebbe risultare alienante, soprattutto se in famiglia o condividendo l’ambiente.
  • Comfort e praticità d’uso: anche se la versione M5 del visore migliora sotto alcuni aspetti tecnici (chip più potente, migliori prestazioni), restano elementi che possono diventare fastidiosi: mettere e togliere il visore, adattare la fascia, regolare la posizione, tutto contribuisce a rendere l’esperienza meno “istantanea” rispetto a guardare uno schermo normale.
  • Compatibilità software e limiti operativi: non tutte le applicazioni,  specialmente quelle “tradizionali” da desktop, sono pienamente ottimizzate per visionOS o per l’ambiente “visore”. Alcuni workflow complessi possono risultare meno fluidi rispetto a un PC o laptop.
  • Uso specialistico, non universale: la soglia oltre la quale Vision Pro “ha senso” è probabilmente alta. Per uso occasionale o leggero (navigazione, social, video), restano più pratici smartphone, tablet o laptop. L’investimento viene davvero ripagato solo con usi intensi o mirati.

Oltre all’esperimento di Farsace, anche l’esperienza collettiva e le prime review mostrano un quadro sfaccettato. Alcuni utenti che hanno sostituito monitor e laptop con Vision Pro segnalano che, dopo un periodo di adattamento, l’uso quotidiano diventa sostenibile, anche per ore. Altri invece denunciano problemi di postazione, stanchezza visiva, lentezze nella gestione delle finestre virtuali, o semplicemente tornano a monitor tradizionali perché più pratici e immediati.

Dal punto di vista tecnico, la versione M5 di Vision Pro migliora sotto il profilo delle prestazioni: display più nitido, refresh rate superiore, hardware più potente e fascia migliorata per l’ergonomia. Questo significa che molti dei problemi legati al primo modello sono oggi meno marcati. Tuttavia, le difficoltà legate all’interazione, al comfort prolungato e alla gestione del multitasking con finestre virtuali restano elementi critici per l’adozione su vasta scala.

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