Apple non riceverà sanzioni finanziarie immediate da parte della Commissione Europea, almeno non il 26 giugno, giorno in cui scade il periodo di “grazia” concesso all’azienda per mettersi in regola con il Digital Markets Act. Ma attenzione: questo non significa che la mela morsicata sia fuori dai guai.
L’Unione Europea ha confermato a Euronews che eventuali multe non scatteranno automaticamente, ma arriveranno solo dopo una valutazione formale della condotta di Apple e uno scambio procedurale tra l’azienda e l’autorità regolatrice.
Tutto parte dalla decisione della Commissione Europea di considerare Apple una piattaforma gatekeeper, ovvero un soggetto dominante che ha il potere di limitare la concorrenza nel mercato digitale. Il DMA impone a queste aziende obblighi stringenti, tra cui:
- Consentire agli sviluppatori di segnalare metodi di acquisto alternativi rispetto all’App Store
- Non ostacolare la libertà degli utenti di scegliere altri canali o servizi
Proprio per aver impedito agli sviluppatori di “indirizzare” gli utenti verso offerte esterne, Apple ha già ricevuto una sanzione di 500 milioni di euro nel marzo 2025.
La Commissione accusa Cupertino di limitare la concorrenza e ridurre la libertà di scelta, due concetti fondamentali per il regolamento europeo. Da qui, il periodo di 60 giorni per mettersi in regola, che scadrà ufficialmente a fine giugno.
Ad oggi, nessuna multa immediata, ma le sanzioni restano una minaccia concreta. Se l’Europa stabilirà che Apple non ha ancora adempiuto ai suoi obblighi, potrà infliggere:
- Sanzioni periodiche fino al 5% del fatturato mondiale giornaliero
- Multe una tantum fino al 10% del fatturato globale annuo (e il doppio in caso di recidiva)
Visto che Apple ha registrato un fatturato superiore ai 380 miliardi di dollari, stiamo parlando di cifre potenzialmente colossali.
Al momento, però, la Commissione non ha fornito una data certa per il completamento dell’analisi preliminare, né ha indicato quando verranno avviate nuove azioni formali. Siamo quindi in una fase interlocutoria, dove le carte sono ancora sul tavolo, ma non è stata calata alcuna sentenza definitiva.
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