Apple multata dalla UE: 500 milioni di euro per violazione del Digital Markets Act

La Commissione Europea multa Apple per 500 milioni di euro. Ecco i motivi.

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Malgrado voci su una possibile pausa a favore di Apple, la Commissione Europea ha colpito duro. In quella che passerà alla storia come la prima applicazione concreta del nuovo Digital Markets Act, Apple si è vista recapitare una multa da ben 500 milioni di euro.

E non è sola: anche Meta è stata sanzionata, seppur con una cifra inferiore, 200 milioni di euro, per pratiche considerate lesive della libertà degli utenti europei.

Secondo quanto riportato dal comunicato ufficiale della Commissione Europea, Apple avrebbe limitato la possibilità per gli sviluppatori di informare gli utenti su metodi di pagamento alternativi fuori dall’App Store.

In parole povere, gli sviluppatori non potevano comunicare agli utenti che un acquisto effettuato sul loro sito o tramite altri canali sarebbe stato più conveniente rispetto all’opzione proposta direttamente in app, dove Apple trattiene una commissione che può arrivare fino al 30%.

“Gli sviluppatori che distribuiscono le loro app tramite l’App Store di Apple dovrebbero poter informare i clienti, gratuitamente, di offerte alternative fuori dall’App Store, indirizzarli a queste offerte e permettere loro di effettuare acquisti”, ha affermato la Commissione.

Una presa di posizione netta che sancisce, almeno in Europa, la fine dell’ecosistema chiuso di Apple, se l’azienda vorrà continuare a operare in conformità con il DMA.

Cosa cambia ora per Apple?

La Commissione ha ordinato ad Apple di rimuovere ogni restrizione tecnica e commerciale che impedisce agli sviluppatori di fare “steering” (ovvero guidare l’utente verso opzioni esterne), e ha dato 60 giorni di tempo per adeguarsi, pena sanzioni periodiche aggiuntive.

Contestualmente, la Commissione ha chiuso un’altra indagine relativa alla possibilità di eliminare le app preinstallate su iPhone, riconoscendo l’impegno proattivo di Apple nel garantire più libertà agli utenti su questo fronte.

Meta nella bufera per il suo “consenso o abbonamento”

Anche Meta non è uscita indenne: la sua pratica introdotta nel 2023 che obbligava gli utenti europei a scegliere tra accettare la pubblicità personalizzata o pagare un abbonamento mensile è stata bollata come non conforme al DMA. Secondo la Commissione, non offriva una vera libertà di scelta riguardo ai dati personali.

Meta ha già modificato il suo modello pubblicitario nel 2024, ma la Commissione sta ancora valutando se il nuovo approccio sia compatibile con la normativa.

Le reazioni di Apple e Meta

Come prevedibile, Apple ha annunciato ricorso, definendo la decisione “un altro esempio di come la Commissione prenda di mira ingiustamente l’azienda” e sostenendo che tali obblighi minano la privacy e la sicurezza degli utenti.

Anche Meta, per voce del suo chief global affairs officer Joel Kaplan, si è detta pronta all’appello, accusando la Commissione di “imporre un dazio multimiliardario a Meta e di obbligarla a offrire un servizio inferiore”.

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