Phil Schiller difende l’App Store dalle accuse antitrust: “Ha favorito la concorrenza!”

A poche ore dall'udienza presso il comitato giudiziario del Congresso USA, Phil Schiller difende le politiche dell'App Store da qualsiasi accusa antitrust.

Phil Schiller interviene in difesa dall’App Store, finito recentemente nel mirino delle critiche da parte di sviluppatori e governi a causa di presunti comportamenti anti-concorrenziali.

app store

Phil Schiller afferma che il mercato digitale ha livellato il campo di gioco per gli sviluppatori da quando l’App Store è stato lanciato. Secondo il dirigente Apple, lo store digitale non ha fatto altro che favorire la concorrenza, ribaltando di fatto lo scenario avanzato dagli accusatori:

Una delle cose che abbiamo escogitato è trattare tutte le app nell’App Store allo stesso modo: un insieme di regole per tutti, nessun accordo speciale, nessun termine speciale, nessun codice speciale, tutte le regole valgono per tutti gli sviluppatori allo stesso modo.

Schiller ha aggiunto che, quando l’App Store è stato lanciato nel 2008 con 500 app, l’approccio era del tutto diverso rispetto alla distribuzione dei software per PC:

Nessuno la pensava così. Era un capovolgimento completo di come tutto il sistema avrebbe funzionato. All’epoca, gli sviluppatori che vendevano i loro software attraverso canali fisici di vendita al dettaglio dovevano pagare per arrivare sugli scaffali, e questo poteva costare fino al 50% del prezzo al dettaglio. Anche i mercati digitali come Handango che hanno preceduto l’App Store addebitavano agli sviluppatori una commissione del 40%, più alta di quella prevista da Apple.

Al lancio, i dirigenti lo hanno visto come un esperimento per offrire una commissione incredibilmente bassa al fine di attirare gli sviluppatori.

Secondo alcuni, però, è arrivato il momento di rivedere questo duopolio Apple-Google nel mercato delle app, soprattutto per quanto riguarda le fee richieste dalle aziende.

 

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