Negli ultimi dieci anni Apple ha cercato di rendere l’iPhone uno dei dispositivi più sicuri sul mercato, ma i ricercatori di sicurezza affermano che è impossibile capire cosa succede realmente su un iPhone quando quest’ultimo viene “bucato”.
Il sistema operativo di Apple è praticamente agli antipodi di quello che di solito viene definito “open-source”, ma nonostante ciò, negli ultimi anni Apple ha mostrato una certa apertura verso i ricercatori di sicurezza, nel tentativo di rendere il suo sistema sempre più sicuro.
L’anno scorso, alla conferenza Black Hat, il capo della sicurezza di Apple Ivan Krstic annunciò che l’azienda avrebbe dato ai ricercatori più fidati un “iPhone speciale” con pieno accesso a ogni parte del sistema, in modo da facilitare la ricerca e la segnalazione di eventuali vulnerabilità, in quello che chiamò iOS Security Research Device.
La società ha mantenuto la parola e da oggi ha iniziato a inviare questi iPhone speciali a ricercatori qualificati, che sono risultati idonei al programma. Questi iPhone hanno ad esempio l‘accesso SSH, una shell root per eseguire comandi personalizzati e strumenti di debug per semplificare il lavoro dei ricercatori di sicurezza. Quest’ultimi avranno anche accesso a un’ampia documentazione e a un forum dedicato, dove gli ingegneri Apple risponderanno alle loro domande.
Questo nuovo programma di Apple rappresenta una svolta epocale per l’azienda, che per la prima volta si apre in questo modo ai ricercatori di sicurezza per cercare di rendere gli iPhone sempre più sicuri e al tempo stesso cercare di bloccare le pratiche di jailbreak.
Apple ha infine affermato che questa novità funzionerà parallelamente al consueto “Apple Security Bounty“, programma che offre delle ricompense per i bug che vengono scoperti da ricercatori in tutto il mondo.
