FaceTime bloccato sui vecchi iPhone, Apple vince la causa negli USA

Apple ha vinto una causa relativa al mancato funzionamento di FaceTime su vecchi iPhone.

I giudici della Corte Distrettuale della Florida hanno respinto una causa che accusava Apple di aver intenzionalmente bloccato le funzionalità di FaceTime su iPhone 4 e iPhone 4S al solo scopo di spingere gli utenti ad acquistare un nuovo modello.

FaceTime in iOS 6

Nella sentenza emessa nella giornata di lunedì, il giudice Raag Singhal ha affermato che i querelanti hanno sollevato argomenti interessanti sulle pratiche ingannevoli e sleali rispetto alle leggi della Florida, aggiungendo però che non sono riusciti a soddisfare alcuni requisiti temporali. In particolare, i querelanti hanno avuto tantissimo tempo per intentare causa contro Apple, invece di aspettare fino all’agosto del 2019 per presentare un reclamo.

Inoltre, quando ha debuttato nel 2010, FaceTime collegava due iPhone utilizzando una tecnologia specifica di backend. All’epoca, Apple integrava due metodi per trasferire dati audio e video: il primo consisteva in una connessione diretta peer-to-peer e il secondo in un metodo di inoltro che si basava su server di terze parti. Poiché le chiamate FaceTime inoltrate venivano instradate attraverso servizi di terze parti gestiti da Akamai, queste erano più costose delle controparti peer-to-peer.

La soluzione iniziale funzionava perfettamente per Apple, fino a quando la tecnologia peer-to-peer dell’azienda non è stata accusata di violare alcuni brevetti di proprietà di VirentX. Con Apple costretta a interrompere l’uso dei suoi protocolli di connettività diretta, le connessioni FaceTime sono state trasferite a metodi di inoltro che hanno iniziato a costare milioni di dollari di server.

Alla fine, Apple ha sviluppato una nuova tecnologia peer-to-peer che è stata introdotta con iOS 7 nel 2013. Tuttavia, molti utenti con telefoni più vecchi come iPhone 4 e 4S non erano disposti ad aggiornare da iOS 6 a causa di alcuni presunti problemi e rallentamenti che il nuovo sistema operativo causava su quei modelli.

Secondo i querelanti, Apple avrebbe escogitato un piano per costringere tutti gli utenti a passare ad iOS 7 nel tentativo di risparmiare milioni di dollari sui costi del server Akamai. Una cosiddetta “FaceTime Break” sarebbe stata presumibilmente implementata il 16 aprile 2014, con Apple che incolpò un bug dell’improvvisa incompatibilità di FaceTime su iOS 6.

Nella denuncia si legge che ai possessori di iPhone più vecchi furono presentate tre opzioni: rimanere su iOS 6 senza accedere a FaceTime; aggiornare a iOS 7 e affrontare il potenziale rallentamento delle prestazioni; acquistare un nuovo iPhone in grado di eseguire il nuovo sistema operativo senza effetti negativi.

Come notato nella sentenza di ieri, però, i querelanti hanno avuto l’opportunità di denunciare l’interruzione di FaceTime e di intraprendere un’azione legale molto prima rispetto al 2019, visto che la situazione era nota a tutti da anni.

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