Nuovi dubbi sul caso Pensacola: l’FBI ha recentemente “sbloccato” un iPhone 11 Pro Max senza l’aiuto di Apple

Perché l'FBI riesce a sbloccare un iPhone 11 Pro Max con un tool di terze parti, ma poi chiede ad Apple di sbloccare vecchi dispositivi?

Dato che Apple è fermamente contraria alle richieste di violazione della crittografia su iPhone, in molti si stanno chiedendo come mai l’FBI si stia ostinando a pressare Apple quando potrebbe far sbloccare a società terze i dispositivi utilizzati dall’attentatore di Pensacola. Anche perché la stessa FBI ha fatto sbloccare di recente un iPhone 11 Pro tramite il tool GrayKey.

Come saprete, l’attentatore che ha ucciso tre militari americani nella base aeronavale di Pensacola in Florida aveva con sé un iPhone 5 e un iPhone 7, due dispositivi non certo recenti. Questo significa che non sarebbe difficile per l’FBI farli sbloccare ad aziende terze come Cellebrite, piuttosto che intraprendere una battaglia contro Apple che sa tanto di politica. Sembra quasi che l’intento dell’FBI sia quello di sfruttare un caso mediatico così importante per portare dalla propria parte l’opinione pubblica e fare ulteriori pressioni affinché Apple accetti di installare una backdoor sui propri dispositivi.

A sostenere questa tesi ci pensa anche una storia condivisa poche ore fa da Forbes. In una recente indagine, infatti, l’FBI ha utilizzato il tool GrayKey per sbloccare il più recente dei dispositivi Apple, quello che teoricamente dovrebbe essere anche il più sicuro: un iPhone 11 Pro Max.

Secondo questo report, gli investigatori dell’FBI in Ohio hanno usato il dispositivo hardware GrayKey per sbloccare un iPhone 11 Pro Max. Il telefono in questione apparteneva a Baris Ali Koch, accusato di aver aiutato suo fratello condannato a fuggire dal paese lasciandogli usare il proprio passaporto.

L’avvocato di Koch ha confermato a Forbes che l’iPhone in questione era bloccato con passcode e che l’indagato non aveva mai rinunciato a quel passcode, né aveva accettato di sbloccarlo tramite Face ID.

GrayKey è una scatola hardware venduta dalla società forense Grayshift che è stata a lungo utilizzata dalle forze dell’ordine e dagli investigatori per ottenere l’accesso agli iPhone bloccati. I dettagli su GrayKey sono generalmente tenuti nascosti, incluse le informazioni se tale apparecchio funziona sui più recenti sistemi operativi e iPhone di Apple. Questa scelta in genere serve a rendere più difficile per Apple correggere le vulnerabilità che Grayshift utilizza.

I due iPhone utilizzati dall’attentatore di Pensacola erano un iPhone 5 e un iPhone 7. Come abbiamo detto prima, l’FBI può facilmente sbloccare questi dispositivi utilizzando soluzioni di terze parti. Ovviamente, la notizia di oggi fa anche capire che dispositivi così recenti come un iPhone 11 Pro Max contengono ancora delle falle che possono essere sfruttate da aziende terze.

Quindi, ripetiamo, perché l’FBI, il presidente Trump, il procuratore generale William Barr e altri ancora fanno appello alla stessa Apple per violare la crittografia dell’iPhone? Come detto prima, si tratta molto probabilmente di una mossa politica, progettata per aiutare a far passare la legislazione che richiederebbe ad Apple e ad altre società tecnologiche di includere backdoor in tutto l’hardware e il software che producono.

C’è poi anche un argomento più pratico legato alle spese. Se ad Apple fosse richiesto di costruire backdoor in iOS e iPhone, l’FBI non dovrebbe più pagare aziende come Grayshift e Cellebrite.

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