Il regolatore antitrust dell’Unione Europea, Margrethe Vestager, è colei che ha avviato le indagini sugli accordi fiscali di Apple con l’Irlanda, portando ad una multa da 13 miliardi di euro che l’azienda sta già pagando in attesa della sentenza di appello. In una nuova intervista, la Vestager ha parlato di questo e di altri problemi antitrust che riguardano le grazie aziende tech.

Nell’intervista al The New York Times, la Vestager ha detto che non sa quando si terrà la sentenza di appello, confermando che Apple si sente molto fiduciosa in una vittoria. In generale, il commissario sta ora lavorando per far pagare alle multinazionali più tasse in Europa e per evitare futuri comportamenti antitrust.
La sentenza fiscale irlandese ha finora affrontato solo la questione dell’aliquota fiscale che Apple ha pagato in Irlanda, ma la Vestager si domanda se sia anche legittimo incanalare lì i profitti da ciascun paese europeo. Anche senza l’accordo super favorevole offerto ad Apple, l’Irlanda ha ancora aliquote estremamente basse sulle società e Vestager ritiene che questo aspetto offra ad Apple un vantaggio sleale rispetto alle società locali che pagano tasse più elevate nei paesi in cui hanno sede.
La Vestager vuole indagare anche su presunti comportamenti sleali portati avanti non solo da Apple, ma anche da Amazon, Google e da tutte le società tech che gestiscono store di app e store online: “Alcune di queste piattaforme hanno il ruolo sia di giocatori che di arbitri, e come può essere giusto? Non accetteresti mai una partita di calcio in cui l’unica squadra avversaria fosse quella dell’arbitro”.
Nell’esempio della musica in streaming, la società di Tim Cook vende abbonamenti Apple Music, ma allo stesso tempo impone le regole per gli abbonamenti in-app della concorrenza come Spotify. Non a caso, proprio Spotify ha denunciato Apple per questi motivi: “Le forze di mercato sono più che benvenute, ma non lasciamo che abbiano l’ultima parola“.
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