Apple News: Vox firma, il CEO del New York Times dice no e paragona il servizio a Netflix

Apple ha da firmato un accordo con il sito web Vox per l’ingresso nella piattaforma News Magazine che sarà presentata lunedì 25 marzo. Intanto, il CEO del New York Times spiega perché non farà parte del nuovo servizio in abbonamento targato Apple.

Blomberg riporta che tutte le news del sito Vox della Vox Media saranno disponibili per gli abbonati al nuovo servizio Apple News Magazine che dovrebbe essere lanciato il 25 marzo. Gli altri siti della Vox Media come The Verge, Recode, BNation, Eater e Polygon non fanno parte di questo accordo iniziale, ma potrebbero arrivare in un secondo momento.

Il sito Vox non ha mai offerto una piattaforma di abbonamento, ma l’amministratore delegato Jim Bankoff  aveva più volte dichiarato di essere interessato a testare una soluzione di questo tipo. L’ingresso in Apple Magazine potrebbe essere un primo passo per testare le acqua in vista del lancio di un proprio servizio di abbonamento.

Con questo servizio, Apple manterrà il 50% di tutte le entrate derivanti dalle sottoscrizioni a News Magazine, mentre il restante 50% sarà diviso tra tutti gli editori in base alla quantità di tempo trascorso dagli utenti nella lettura dei loro articoli. Inoltre, Apple non condividerà con gli editori le informazioni sui metodi di pagamento e gli indirizzi e-mail degli abbonati, che i siti di notizie utilizzano per creare un database di clienti e commercializzare i propri prodotti e i propri servizi.

Per un importante sito che entra nella piattaforma Apple, un altro sembra ormai ufficialmente lontano da ogni accordo. Come già anticipato ieri, oggi è arrivata la conferma ufficiale da parte i Mark Thompson, CEO del New York Times. Thompson ha infatti dichiarato che gli editori non dovrebbero fare affidamento a servizi di terze parti per la distribuzione digitale dei propri contenuti:  “Tendiamo ad essere piuttosto diffidenti sull’idea di abituare le persone a trovare il nostro giornalismo da qualche altra parte. Siamo anche genericamente preoccupati per il fatto che il nostro giornalismo venga strapazzato in una specie di frullatore con i contenuti di tutti gli altri“.

Il CEO del New York Times ha continuato paragonando il potenziale accordo con Apple agli accordi iniziali che gli studios hanno firmato con Netflix, quando tempo fa l’unica società di noleggio DVD fallì e fece incrementare il mercato dello streaming digitale: “Se fossi una rete televisiva americana, avrei pensato due volte a dare tutto il mio archivio a Netflix. Anche se Netflix ti offrisse un sacco di soldi, ha davvero senso aiutare Netflix a costruire una gigantesca base di abbonati al punto tale da consentirgli ora di spendere 9 miliardi di dollari l’anno per creare i propri contenuti e pagare sempre meno per la mia biblioteca di contenuti?”

Il ragionamento di Thompson è abbastanza chiaro. Quando il mercato dei DVD era ormai al collasso, gli studios si affidarono ad una piattaforma terza come Netflix per distribuire i propri contenuti a milioni di utenti. Dopo qualche anno, però, Netflix ha continuato a macinare abbonati e soldi grazie ai contenuti terzi, fino ad arrivare a guadagni stratosferici che gli hanno permesso di iniziare a creare i propri contenuti originali e a diventare concorrente di quegli studios che hanno contribuito a questa situazione. Lo stesso potrebbe avvenire con Apple nel mercato delle news, almeno secondo il CEO del New York Times.

Anzi, il suo giornale continuerà per la sua strada e non distribuirà i contenuti su piattaforme terze.

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