Perché l’iPhone è in crisi e quali sono le soluzioni previste da Apple

L’iPhone è ufficialmente in crisi. Lo ha detto Tim Cook ieri in una lettera inviata agli investitori per informarli che le scarse vendite di iPhone potrebbero tradursi in una diminuzione delle entrate di miliardi di dollari. Quali sono i principali motivi e cosa potrà fare Apple per correre ai ripari?

Batteria

A quanto pare, Apple sta pagando più del previsto la scelta originaria di abbassare le prestazioni degli iPhone quando la batteria stava per esaurirsi, senza farlo sapere agli utenti. Dopo lo scoppio della polemica, Apple è corsa ai ripari e ha attivato un programma di sostituzione della batteria sugli iPhone 6 e successivi al costo di soli 29$.

Una scelta che ha convinto molti utenti a non cambiare iPhone, ma ad investire questi 30 dollari per cambiare la batteria e dare nuova vita al “vecchio” dispositivo. Una batteria nuova, infatti, su diversi modelli assicura anche prestazioni migliori.

Questo programma di sostituzione della batteria in sconto è terminato il 31 dicembre, ma i suoi effetti dureranno ancora per mesi. Inoltre, iOS 12 migliora sensibilmente le prestazioni anche sugli iPhone più datati. Un plauso ad Apple per questa scelta, ma a livello “economico” le ripercussioni sembrano essere più gravi del previsto.

Malgrado tutto, gran parte degli utenti iPhone è ormai legato all’ecosistema Apple e prima o poi in tanti cambieranno iPhone, a prescindere da batteria, prestazioni e aggiornamenti software.

Cina

Il secondo grave problema è la Cina. Nella sua lettera, Tim Cook ha più volte parlato dei problemi di Apple nel paese asiatico, visto che dopo anni di investimenti e promozioni il prodotto iPhone non riesce a conquistare i cinesi. A questo si aggiunge anche la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, che rischia di rendere ancora più difficile la situazione di Apple nel paese.

Il problema per Apple è quindi anche di natura politica. Le crescenti tensioni con gli Stati Uniti stanno avendo ripercussioni anche sui consumatori finali, visto che i cinesi preferiscono sempre di più comprare prodotti “locali” e non dare soldi ad aziende straniere. Anche il numero di clienti che fa visita agli Apple Store in Cina è diminuito nell’ultimo trimestre.

A questo si aggiunge anche il fatto che il mercato smartphone in Cina è saturo e in forte calo, dopo il boom degli ultimi anni.

Apple non può certo cambiare le condizioni macroeconomiche che scaturiscono dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, e questo rende ancora più complessa la situazione visto che nessuno, da Tim Cook agli altri dirigenti, può fare nulla se non esercitare una qualche pressione sul governo Trump.

Un altro problema in Cina riguarda Qualcomm. Se i giudici confermeranno il blocco delle vendite di alcuni iPhone nel paese, per Apple la situazione si aggraverebbe ulteriormente.

E come non citare WeChat? Per chi non vive in Cina è impossibile capire la portata del fenomeno, ma nel paese asiatico WeChat non è una semplice applicazione di messaggistica, ma un vero e proprio sistema operativo in grado di fare di tutto: dai giochi ai pagamenti elettronici, passando dalle news alla chat. Poiché WeChat funziona allo stesso modo su Android e su iOS, il sistema operativo “principale” diventa molto meno importante per l’utente cinese. In Europa e negli Stati Uniti non esiste niente di simile, ma questo è un altro “problema” di cui Apple deve tenere conto: WeChat è Apple Pay, ma è anche Facebook; è iMessage, ma è anche Tinder; ha giochi e app, indipendenti da App Store e Google Play Store.

Nella sua lettera, Tim Cook sembra voler dare la colpa della crisi degli iPhone in Cina alla sola guerra commerciale, ma sappiamo tutti che non è solo quello il motivo. Per questo, a prescindere dalle condizioni macroeconomiche, Apple deve fare ancora molto per capitalizzare in pieno il mercato cinese, con iniziative commerciali e funzionali specifiche. I nuovi iPhone con doppia SIM fisica disponibili solo in Cina sono già un primo passo verso questa direzione.

Il lancio

Un altro problema che sta avendo sempre più impatto sulle vendite degli iPhone riguarda le tempistiche di presentazione e lancio. Ormai sappiamo che i nuovi iPhone vengono presentati a settembre, e chi è interessato bene o male si organizza per avere a disposizione i soldi necessari all’acquisto o per stipulare abbonamenti e finanziamenti con i vari operatori.

Il problema è che Apple sta concentrando i lanci di troppi prodotti in poco tempo. In due mesi Apple ha presentato e lanciato  iPhone XS, iPhone XS Max, iPhone XR, Apple Watch Series 4, iPad Pro da 11 pollici, iPad Pro da 12,9 pollici, MacBook Ari e Mac mini.

Gioco forza, chi non ha 3.000€ da spendere in un giorno deve fare una scelta. Mi serve più un nuovo iPhone o un nuovo Macbook Air? Prendo l’iPad Pro o l’iPhone XS?

Le (possibili) soluzioni

La prima è legata a quanto detto poco fa. Apple potrebbe rivedere il calendario dei lanci e ritornare all’antico, magari lanciando i nuovi iPad a marzo/aprile, i nuovi Mac a giugno durante la WWDC e i nuovi iPhone e Apple Watch a settembre. Certo, i soldi da mettere sul piatto sono sempre gli stessi, ma differenziare i lanci di grandi prodotti con qualche mese di distanza potrebbe migliorare la situazione.

Ovvio, nessuno ci vieta di acquistare un iPad Pro dopo qualche mese dalla presentazione, ma sappiamo tutti che il momento più caldo e importante per un prodotto è proprio quello immediatamente successivo al lancio. E se un utente ha acquistato un nuovo iPhone a settembre, ha più difficoltà a prendere un iPad Pro il mese successivo.

Ma la soluzione più interessante per aumentare le vendite degli iPhone è stata annunciata dallo stesso Tim Cook nella lettera inviata agli investitori: allargare e migliorare il programma trade-in, introducendo anche nuovi piani di finanziamento.

Apple potrebbe quindi incentivare sempre di più la sostituzione dei vecchi iPhone offrendo cifre maggiori in caso di acquisto del nuovo modello. Inoltre, sarebbe molto interessante allargare il programma iPhone Upgrade anche all’estero, e non solo agli Stati Uniti. Con questo programma, gli utenti possono pagare una cifra mensile per poi cambiare iPhone ogni anno senza costi aggiuntivi. I prezzi attuali partono da 49,91$ al mese per l’iPhone XS e da 37,41$ al mese per l’iPhone XR.

Sia per il programma trade-in che per l’iPhone Upgrade, l’obiettivo dell’azienda è quello di spingere più persone ad aggiornare annualmente i loro dispositivi direttamente da Apple, senza passare quindi dai vettori che offrono abbonamenti da 24-30 mesi.

Queste sono le possibili soluzioni che Tim Cook ha lasciato intendere nelle sue ultime dichiarazioni. Basterà? Probabilmente no. Il grande problema (ma non l’unico) che non fa aumentare le vendite degli iPhone è il prezzo troppo elevato. Continuare su questa linea porterà ad iPhone da 2.000€ entro pochi anni, e Tim Cook sa benissimo che il rischio sarebbe troppo grande. Già ora, con questi prezzi, è praticamente impossibile conquistare mercati importanti come quello cinese o indiano, figuriamoci con ulteriori aumenti. Per questo, la soluzione più immediata, ma anche più complessa in termini di fatturato e guadagni, sarebbe quella di riportare il prezzo degli iPhone ai tempi del 2016. Anche perché la concorrenza è sempre più forte ed è in grado di offrire terminali premium a prezzi molto più bassi.

Che poi Apple cerchi di farci credere che l’iPhone XR costi 619€ (ma solo se porti in permuta un iPhone il cui prezzo viene enormemente svalutato), questo è tutt’altro discorso. La realtà è molto diversa, e non è un caso se solo nella giornata di oggi Apple ha perso il 10% del suo valore in Borsa (il 38% negli ultimi 90 giorni).

Cosa ne pensate?

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