Politica di immigrazione: Tim Cook preoccupato per la linea del governo

Tim Cook, CEO di Apple, è preoccupato per l’instabilità che sta creando la linea dura di immigrazione del governo e firma una lettera che certifica le ansie percepite.

Negli Stati Uniti d’America esiste un’associazione formata da amministratori delegati che si contattano, si consigliano, si informano sull’andamento dell’economia della propria Nazione, più precisamente di questioni macro-economiche. In questa associazione – chiamata Business Roundtable – a volte si affrontano anche altri tipi di argomenti, atti ovviamente a capire cosa sta succedendo attorno all’economia e ad analizzare determinati scenari che la circumnavigano.

Oggi vi parliamo di un argomento che 59 dei componenti del gruppo hanno catalogato come di primaria importanza per la salvaguardia del potere economico Nazionale, legato anche alla questione dei posti di lavoro. Ci riferiamo alla questione della durissima linea intrapresa contro l’immigrazione dal Governo attuale a trazione Trump.

Non solo business ma anche la preoccupazione per i migliaia di dipendenti che lavorano nelle aziende USA, afflitte da questo problema e arrecanti loro ansia che mina la loro tranquillità operativa. Nello specifico, la lettera riporta delle deficienze per quanto concerne la gestione delle carte verdi (status che da il diritto di essere permanente un cittadino Americano) e indica come incoerenti le recenti iniziative che revocano lo status di cittadini Americani per alcuni profili e accelerano loro la pratica di espulsione.

Ecco alcune righe riportate direttamente dalla lettera:

“Business Roundtable (e tutti i suoi componenti) continua a collaborare con il Congresso Governativo per ridurre le situazioni spiacevoli. Nel frattempo, le politiche di immigrazione incoerenti, sono ingiuste e scoraggiano individui talentuosi e altamente qualificati dal perseguire opportunità di carriera negli Stati Uniti. In realtà pochi individui hanno intenzione e voglia di spostare la propria famiglia e di stabilirsi in un nuovo paese se, in qualsiasi momento e senza preavviso, il governo può forzare la loro partenza immediata, spesso senza spiegazioni o con delle indicazioni chiare, in un momento in cui il numero di posti di lavoro vacanti raggiunge livelli storici a causa della mancanza di manodopera, ora non è il momento di limitare l’accesso ai talenti.”

Ad inizio articolo vi abbiamo parlato di 59 amministratori delegati che hanno firmato all’unisono la lettera, approvandola, e oltre a Tim Cook figurano esponenti di rilievo come McAdam (CEO di Verizon), Stephenson di AT&T, Robbins di Cisco System, etc… Vi chiedete se Zuckerberg, Bezos ed altri hanno avuto modo di concordare e firmare quando scritto nella lettera? No, per ora non fanno parte della Business Roundtable, ma ciò non vuol dire che potrebbero essere d’accordo con gli altri colleghi pari rango se gliela facessero leggere.

Insomma, Tim Cook non perde occasione di rimarcare sempre la situazione che non condivide da tempo e, altrettante volte, ha segnalato a Trump in persona il suo dissenso con le politiche intraprese con l’avvento del suo governo. Infine, il CEO di Apple, pensa che l’America sia sempre un paese libero e che se lavori duramente e hai il talento di emergere, puoi crederci e farcela, a prescindere dai paletti che impone la legislazione che ,secondo lui, dovrebbe nettamente allentare la sua morsa.

Fonte: AppleInsider

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