Quando Steve Jobs non aveva idea di quanto sarebbe diventato grande l’App Store

A dieci anni dalla nascita dell’App Store, il The Wall Street Journal ha condiviso un’inedita intervista rilasciata da Steve Jobs nel 2008 in cui si parla delle speranze per quella che allora era un’assoluta novità.

L’intervista risale al 7 agosto 2008 – circa un mese dopo il lancio dell’App Store – e fu condotta dal reporter della WSJ Nick Wingfield.

Jobs inizia paragonando l’App Store per iPhone a iTunes per l’iPod, dicendo che si tratta di un servizio nato per migliorare un dispositivo con contenuti forniti da internet:

Il modo in cui pensiamo a questa novità è che l’App Store è per iPhone quello che iTunes è per iPod. Proprio come con l’iPod, dispositivo che abbiamo migliorato con un servizio internet per portare nuovi contenuti, stiamo facendo la stessa cosa con l’iPhone.

Lo stiamo migliorando con un servizio internet per fornire contenuti direttamente sul telefono. In questo caso, dal momento che portavamo già i contenuti musicali di iTunes sul telefono, portiamo le applicazioni.

Pensiamo che il risultato sia frutto della stessa strategia usata con l’iPod. Migliora il dispositivo con contenuti forniti da Internet. Oltre a iTunes, possiamo fornire i contenuti in modalità wireless direttamente sul dispositivo, senza un PC. Possiamo aggiornare automaticamente le app. E’ un servizio che lavora sulle spalle di iTunes.

Jobs spiega poi che in quel periodo venivano lanciate circa 50 nuove app al giorno su App Store. Un numero minuscolo rispetto ai dati attuali.

Si parla poi del ruolo che svolge Apple nel moderare le app inviate dagli sviluppatori:

Ci sono alcuni limiti da rispettare. Non ammettiamo il porno, ovviamente, ma ci sono anche problemi di copyright. C’era una bella app per film che pubblicizzava i punteggi su Rotten Tomatoes. La Fox, proprietaria di Rotten Tomatoes, ci ha chiamato e ha detto: “Non hanno il diritto di farlo”.

Dobbiamo tornare dagli sviluppatori e dire “Ehi, dobbiamo togliere la tua app”. I proprietari del copyright hanno dato alcuni input da rispettare. Dobbiamo rimuovere le app fino a quando non riescono a risolvere il problema con il proprietario del copyright

Il CEO di Apple snocciola anche qualche numero, come le 60 milioni di app scaricate nei primi 30 giorni dal lancio dell’App Store. Nel 2017, Apple ha raggiunto i 180 miliardi di download sullo store…

Ma già con quei “piccoli” numeri, Steve Jobs era sorpreso:

Non ci aspettavamo un lancio così grande. L’industria della telefonia non ha mai visto nulla di simile. Per essere onesti, nemmeno l’industria dei computer ha mai visto qualchsa di simile: 60 milioni di app scaricate nei primi 30 giorni!

Sul futuro dell’App Store, Steve Jobs sperava che un giorno sarebbe diventato un mercato da un miliardo di dollari. Il mese scorso, Apple ha dichiarato di aver pagato 100 miliardi di dollari agli sviluppatori in 10 anni:

Chissà, forse in futuro sarà un mercato da un miliardo di dollari. Questo non scucede spesso. Si apre un intero mercato da miliardi di dollari.

Wingfield chiede poi a Jobs quali app ha scaricato sul suo iPhone, e il CEO di Apple risponde di utilizzare spesso Yelp, Bloomberg, alcuni giochi come il Susoki, Facebook e l’app Mandarin audio phrasebook (un frasario con audio in cinese mandarino).

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