Ufficiale: la “dipendenza da videogame” è una malattia

In una fase storica in cui sempre più aziende si stanno concentrando sulla “salute digitale”, per evitare che dispositivi come gli smartphone prendano sempre di più il sopravvento sulle nostre vite, da oggi la “dipendenza da videogame” viene ufficialmente classificata come malattia.

La CNN riporta che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato oggi che il “disturbo da gioco” sarà il termine ufficiale per classificare tale condizione, che viene di fatto paragonata all’abuso di sostanze stupefacenti.

Il “disturbo da gioco” viene quindi classificata come una nuova condizione negativa per la salute mentale e viene inclusa nella ICD (classificazione internazionale delle malattie). L’ICD include  malattie, disturbi, lesioni e altre condizioni di salute utilizzate da ricercatori e medici – e spesso dagli assicuratori sanitari – per determinare se un particolare trattamento è coperto.

Il dott. Vladimir Poznyak dell’OMS ha affermato che devono esserci  tre caratteristiche principali per poter parlare di “disturbo da gioco”:

  1. Quando il desiderio di giocare ha la precedenza su altre attività, che vengono relegate come secondarie
  2. Quando c’è un controllo alterato di questi comportamenti. Ad esempio, anche quando si verificano delle conseguenze negative che derivano da tale dipendenza, il soggetto tende a minimizzarle e a portarle avanti in un comportamento “persistente e ricorrente di sufficiente gravità
  3. La condizione porta ad un significativo disagio che compromette la propria persona, ma anche le relazioni familiari, lavorative, educative e sociali.

Il dottore ci tiene a precisare che questo disturbo è ancora molto raro (“l’incidenza è molto bassa“) e non riguarda i milioni di giocatori che, in modo equilibrato, si divertono in sessioni intense di gioco, anche per qualche ora. In generale, l’impatto negativo deve portrarsi per almeno un anno prima di una diagnosi.

Rientra in quest’ottica di dipendenza digitale anche la nuova funzione integrata da Apple in iOS 12. Con Screen Timer, infatti, l’utente può avere maggiore consapevolezza di quanto tempo ha passato sullo smartphone e di come questo tempo è stato utilizzato.

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