Caso San Bernardino, tra le dichiarazioni delle parti in causa e le opinioni degli esperti

La battaglia legale tra Apple ed FBI sta interessando il mondo politico, quello tecnologico e milioni di cittadini non solo USA, visto che le implicazioni potrebbero riguardare gli iPhone sparsi per il mondo. La giornata di ieri è stata particolarmente importante, per le dichiarazioni provenienti dalle parti in causa e non solo…

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Apple ed FBI hanno già spiegato le rispettive posizioni al Congresso, durante un’udienza durata più di 5 ore. Gli elementi di discussione sono stati tanti.

L’FBI ammette che questo caso potrebbe costituire un precedente

Il direttore dell’FBI James Comey ha ammesso che il caso di San Bernardino potrebbe costituire un precedente che consentirà all’agenzia di utilizzare gli stessi strumenti in casi simili che dovessero presentarsi in futuro. Si tratta di un’ammissione molto importante, visto che l’FBI aveva sempre ribadito che la richiesta fatta ad Apple sarebbe servita solo per questo caso specifico. Tra l’altro, con questa dichiarazione si rafforza la tesi di Apple, che ha sempre ribadito co,e questo caso non riguarda un solo iPhone, ma tutti i dispositivi iOS in giro per il mondo.

Su iPhone gli utenti memorizzano dati importantissimi

L’avvocato che difende Apple ha ribadito che sull’iPhone sono memorizzate informazioni molto sensibili (da quelle sulla salute a quelle finanziarie), visto che ormai gli utenti custodiscono centinaia di dati nei propri smartphone.

L’FBI ha ammesso un errore

L’FBI ha ammesso un errore evidenziato più volte da Apple: l’agenzia ha chiesto alla Contea di San Bernardino di cambiare la password Apple ID dell’iPhone aziendale posseduto dal terrorista. Questo ha di fatto impedito ad Apple di accedere a backup più recenti salvati su iCloud.

L’FBI ha chiesto aiuto alla NSA

L’FBI ha chiesto ad altre agenzie governative, tra le quali emerge la NSA, di avere assistenza per sbloccare l’iPhone del terrorista. Non sappiamo se la NSA ha accettato questa richiesta.

L’FBI non ha tecnologie avanzate

A dispetto di quanto possa pensare la gente, il direttore dell’FBI ha detto che l’agenzia non ha elevate capacità e strumenti tecnologici per poter sbloccare i dispositivi mobile: “Se avessimo potuto fare tutto questo in privato e senza scalpore, lo avremmo fatto”.

La NSA potrebbe sbloccare l’iPhone

Secondo l’esperta in sicurezza Susan Landau, la NSA avrebbe invece tutti gli strumenti necessari per poter “entrare” nell’iPhone del terrorista, senza nemmeno dover indovinare il codice di accesso. Altri esperti confermano però che realizzare una Backdoor aprirebbe le porte “dell’inferno” su milioni di altri dispositivi, mentre l’unico anello debole della piattaforma Apple sarebbe iCloud. Anche su questo servizio la sicurezza è ad altissimi livelli, ma ad oggi è l’unico “luogo” dove le forze dell’ordine possono chiedere l’accesso ad Apple per recuperare dati dai backup. L’azienda potrebbe aggiornare la piattaforma in futuro per aumentare ancora di più la sicurezza.

Il Congresso

I rappresentati del Congresso sono rimasti più volte sgomenti dalle difficoltà nel rispondere evidenziate dal direttore dell’FBI, che più volte non era in grado di rispondere in modo adeguato.

Apple può fare ciò che l’FBI sta chiedendo

Anche se non è una novità, dall’udienza è emerso ancora una volta che Apple può tecnicamente fare quello che chiede l’FBI, realizzando un software ad-hoc che possa limitare le procedure di sicurezza legate al codice di accesso. Tutto questo richiederebbe però diverse ore e tanti ingegneri impegnati per un obiettivo che, di fatto, creerebbe comunque una chiave che i criminali informatici potrebbero sfruttare in futuro.

La lista

Nel frattempo, Apple ha pubblicato sul proprio sito un elenco di persone e associazioni che stanno supportando l’azienda in questa battaglia. Tra i nomi ci sono quelli della American Civil Liberties Union, della Wickr Foundation, della Acces Now  e di un rappresentate delle Nazioni Unite. Molto interessante è proprio il supporto di David Kaye, uno dei responsabili ONU in materia di libertà di espressione e diritti umani: la sua posizione a favore di Apple è fondamentale, anche dal punto di vista dell’opinione pubblica. Kanye è sempre stato contrario alle restrizioni sulla crittografia nei dispositivi mobile, visto che è indispensabile tutelare la libertà dei privati cittadini a comunicare in tutta sicurezza e a conservare i propri dati personali. Anche le altre associazioni sono sulla stessa linea ed evidenziano come limitare la sicurezza su dispositivi personali è molto pericoloso, anche perchè le falle potrebbero essere sfruttate anche da governi stranieri non propriamente democratici, che potrebbero così incastrare più facilmente rivali politici e attivisti.

Ricordiamo che, la scorsa settimana, un tribunale della California ha chiesto ad Apple di sbloccare l’iPhone 5c di uno dei terroristi della strage di San Bernardino, ma l’azienda ha risposto che da iOS 8 in poi è impossibile effettuare questa operazione. Il governo e l’FBI hanno quindi chiesto di installare una backdoor su iOS, ma per Apple un’operazione di questo tipo consentirebbe a qualsiasi criminale informatico di accedere a questa “chiave universale” e di controllare i dati sensibili memorizzati su qualsiasi iPhone sparso per il mondo. Tra l’altro, Apple avrebbe potuto fornire il backup aggiornato di questo iPhone, se solo l’FBI non avesse chiesto al datore di lavoro dell’imputato di cambiare la password dell’ID Apple (l’iPhone 5c, infatti, era dell’azienda ed era stato fornito in uso al proprio dipendente).

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