Chi possiede un iPhone è, nella maggior parte dei casi, anche un appassionato di tecnologia, come lo siamo noi di iPhoneItalia. Proprio per questo abbiamo deciso di creare una nuova rubrica, denominata “7 notizie per 7 giorni”, nella quale verranno riassunte le 7 notizie di tecnologia più interessanti e curiose della settimana, ma non riguardanti propriamente il mondo iPhone. Un modo per discutere insieme di tecnologia e non far mancare nulla ai nostri lettori! Eccoci arrivati ad un nuovo appuntamento.

Microsoft acquista Yammer per 1,2 miliardi di dollari

Ora è ufficiale: Microsoft ha acquisito il servizio di social networking intra aziendale per la cifra di 1,2 miliardi di dollari. E’ stata la stessa Microsoft a farlo sapere con un comunicato: “L’acquisizione di Yammer sottolinea il nostro impegno a fornire la tecnologia di cui le aziende hanno bisogno e che la gente ama. Yammer aggiunge il miglior servizio disponibile di social networking per le aziende ai prodotti cloud per aziende offerti da Microsoft”. Yammer è considerato una sorta di Facebook per le aziende, un social network professionale utilizzato per creare un network interno tra i dipendenti della stessa, che possono così comunicare tra di loro, organizzare appuntamenti e condividere file.
Ecco la fotocamera 4k più piccola al mondo

La Flea3 della Point Grey è la fotocamera 4k più piccola al mondo. Si tratta di un dispositivo equipaggiato con sensori Sony Exmor R e consente di inviare video e foto a qualsiasi dispositivo USB 3.0 compatibile ad essa collegato. Il prezzo sarà di 945$.
Il robot che non perde mai a morra cinese
Carta, forbice e pietra: un nuovo robot non potrà mai essere sconfitto a questo storico e semplice gioco. Come? Intuendo la mossa dell’avversario con… un trucco. Elaborato al Ishikawa Oku Laboratory della Tokio University, questo robot ha una percentuale di successo pari al 100%: imbattibile! Questo concentrato di tecnologia ha una reattività davvero incredibile, con tempi di risposta che possono essere apprezzate soltanto con un rallentamento del filmato di 50x e immagini a 30fps:
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Cloud Economy: fino a 1 miliardo di risparmio nel 2015 con migliori pratiche

Con una spesa italiana in IT che nel 2011 si è fermata a 17,67 miliardi di Euro, in contrazione del 4,1% rispetto al 2010, il Cloud potrebbe costituire una opportunità per far ripartire la macchina dell’innovazione. Ma il mercato Cloud Computing per il 2012 sarà solo del 2,5%, ovvero 443 milioni di Euro, ripartita per il 54% in Private Cloud – 240 milioni di Euro – e per il 46% in Public Cloud – stimabile in 203 milioni di Euro. Ancora poco per invertire il declino di un’Italia Digitale che appare sempre più ferma al palo. Tuttavia il tasso di crescita – attorno al 25% anno su anno – e i benefici conseguiti, attorno al 15% in termini di riduzione del TCO – lasciano ben sperare. Il Cloud può comportare un risparmio cumulato entro il 2015 di circa 450 milioni di Euro, risparmio che potrebbe essere portato fino ad un Miliardo se si adottassero le migliori pratiche.
Da una Ricerca condotta dal’Osservatorio Cloud & ICT as a Service dalla School of Management del Politecnico di Milano su oltre 130 CIO di grandi imprese italiane e 660 Responsabili IT di PMI, emerge come le tecnologie Cloud siano ancora prevalentemente appannaggio delle grandi aziende, che lo adottano nel 67% dei casi, si dichiarano interessate nel 25% e non lo utilizzano o non hanno alcun interesse a introdurlo nell’8%. Tra le aziende sotto i 250 addetti, invece, solo il 22% dichiara di avere avviato progetti in tal senso, il 2% intende introdurli e il 76% non ne fa utilizzo. In entrambi i casi è il modello Private a prevalere sul Public (rispettivamente 48% contro 41% e 17% contro 5%). I benefici ottenuti sono evidenti non solo dal punto di vista economico, ma anche in termini di efficienza ed efficacia operativa, ed ecco emergere nella Direzione ICT quattro diversi approcci.
Lo scenario italiano risulta già di per sé abbastanza preoccupante: il nostro appare come un Paese follower, sempre più in ritardo nella gara globale all’innovazione digitale, con il suo 46° posto nel mondo per spesa ICT su PIL e il 58° per percentuale di utenti connessi. Per il 2011 la spesa IT si è attestata a 17,67 Mld di Euro, valore che, oltre a essere molto basso rispetto al PIL, risulta in contrazione del 4,1% rispetto al 2010 (dati Assinform).
In questo quadro il Cloud è per le Imprese e Pubbliche Amministrazioni italiane un’opportunità unica di accedere alla digitalizzazione saltando quei gap di risorse investite e competenze da troppo tempo accumulati nell’ambito dell’ICT tradizionale. Il mercato Cloud nel 2012 è stimabile in 443 Mln di Euro, pari al 2,5% di tutta la spesa IT sostenuta in Italia.
Per il Public la prima voce di spesa è relativa all’acquisto di servizi di Infrastructure as a Service (IaaS) per 120 milioni di Euro, mentre i servizi applicativi Saas (Software as a Service) valgono 65 milioni, sebbene presentino i tassi di crescita più interessanti. Ancora di nicchia i servizi Platform as a Service (Paas) con spese associate pari a 10 milioni. Oltre il 95% della spesa è ad oggi sostenuta da imprese con oltre 250 addetti, nonostante le potenzialità e, pur a fronte di un crescente interesse, le piccole e medie imprese generano un mercato Public ancora poco significativo e quantificabile intorno agli 8 milioni.
“Entrando in maggior dettaglio della diffusione del fenomeno la Ricerca ha evidenziato come il 67% delle GRANDI AZIENDE adotti già tecnologie Cloud. – commenta Alessandro Piva, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service – In particolare il 56% utilizza almeno un servizio Cloud, mentre l’11% ha in corso limitate sperimentazioni. Il 25% si è dichiarato interessato all’introduzione e solo l’8% dichiara di non utilizzare il Cloud e di non avere alcun interesse a introdurlo. Diverso, invece, è lo scenario di adozione per le IMPRESE SOTTO I 250 ADDETTI, tra le quali solo il 22% dichiara di avere avviato progetti Cloud, il 2% intende introdurli e il 76% non ne fa utilizzo. Tra le aziende che non hanno avviato progetti Cloud, solo il 6% dichiara un interesse, il 60% non ne dimostra alcuno e il 10% dichiara di non conoscere tali tecnologie”.
Analizzando lo stato di adozione dei due modelli Private e Public nelle GRANDI AZIENDE, il primo risulta avere percentuali di diffusione lievemente superiori rispetto al secondo: il Private, infatti, viene utilizzato dal 48% delle aziende e sperimentato dal 13% di esse, mentre il Public viene adottato dal 41% delle aziende e sperimentato nell’8% di esse. Risultano comunque importanti le percentuali di interesse all’introduzione dei due modelli che sono pari al 29% per il modello Private e al 22% per quello Public.
Anche tra le PMI il modello Private presenta percentuali di diffusione superiori (17% in fase di utilizzo, 1% interesse all’adozione) rispetto al Public (5% in fase di utilizzo, 1% interesse all’adozione).
I benefici derivanti dall’adozione di modelli Cloud si dimostrano rilevanti, non solo in termini di risparmio economico, ma anche per:
- scalabilità del servizio (57%): potendo allocare risorse potenzialmente infinite e sfruttare i benefici economici del fattore scala, senza una pesante esposizione economica legata all’acquisto e alla manutenzione delle infrastrutture IT;
- riduzione di complessità gestionale dei Data Center e dei sistemi applicativi (55%);
- riduzione degli investimenti richiesti a parità di soluzioni implementate (53%);
- maggiore flessibilità e tempestività nel far fronte alle richieste delle Line of Business (41%);
- continuità di servizio, sicurezza e affidabilità dei sistemi (37%);
- misurabilità e controllabilità dei costi (37%): i servizi di Public Cloud, disponibili on demand e pagati secondo la logica del pay-per-use, permettono di ridurre le risorse sprecate;
- possibilità di avere funzionalità costantemente aggiornate (35%).
Le principali barriere che ne frenano l’adozione risultano la difficoltà di integrazione con l’infrastruttura già presente in azienda (40%) e l’immaturità dell’offerta e dei servizi (35%), seguite dai problemi legati alla compliance normativa (31%), dalla difficoltà nel quantificare costi e benefici derivanti dal ricorso alla modalità di erogazione as a Service (31%) e dalla criticità nell’implementare efficaci processi di controllo e misurazione per presidiare i livelli di servizio interni e del fornitore (25%).
L’indisponibilità dell’infrastruttura di rete e alcuni timori relativi ad aspetti di sicurezza e privacy evidenziati dalle aziende che utilizzano servizi di tipo Public, risultano invece essere falsi miti: secondo i CIO, infatti, con modelli di Public Cloud si registrano minori casi di perdita di dati rispetto alla precedente soluzione presente in azienda e, in generale, vi è una maggiore continuità di erogazione del servizio. Per quanto riguarda invece lo sviluppo del Cloud, le barriere non sono percepite a livello organizzativo e interno della Direzione IT, quanto piuttosto a livello tecnologico ed esterno.
La ricerca ha analizzato gli approcci seguiti nell’adozione del Cloud da parte delle imprese. Nel 76% delle aziende analizzate, si riscontra un atteggiamento tattico e reattivo che comporta un cambiamento nelle Direzioni ICT limitato al più alla creazione di nuove competenze interne. Un atteggiamento che, provocatoriamente, si può definire da Hobbista. All’opposto vi è l’atteggiamento dell’Orchestratore, che si caratterizza per la capacità di avere un ruolo attivo nelle iniziative che si abbina anche a un radicale cambiamento della propria Direzione, con la creazione di nuovi ruoli e procedure (6% del campione). Vi è poi il profilo del Modaiolo (2%) che racchiude coloro che hanno un ruolo reattivo ma, inseguendo l’hype, iniziano a creare ruoli di presidio interni; infine vi sono i Broker, ovvero i CIO che si sono limitati a portare all’interno dell’azienda soluzioni Cloud, senza però riorganizzare internamente la loro direzione (16%).
Di fronte però a un mercato dell’offerta in assestamento e ai molti percorsi possibili per affrontare il Cloud, qual è la via giusta per un’azienda, la privata o la pubblica? La risposta non è ovviamente univoca e ogni azienda deve trovare la propria strada. Ma quanto costa questo ritardo al nostro Paese?
Limitandosi alla sola stima di risparmio di costi e accontentandoci di stime prudenziali, i progetti di Public Cloud analizzati hanno portato a riduzioni del Total Cost of Ownership stimabili tra il 10 e il 20%, in funzione dell’ambito, della situazione di partenza e dell’efficacia dell’approccio di adozione. Analoghe stime di beneficio, sebbene subordinate a investimenti iniziali rilevanti e progetti di più lunga durata, possono essere fatte per il Private Cloud. Proiettando questi dati rispetto alla crescita del mercato ad oggi stimato dalle imprese del campione, il Cloud potrebbe comportare un risparmio cumulato entro il 2015 di circa 450 milioni di Euro, risparmio che potrebbe essere portato fino ad 1 Miliardo di Euro se si adottassero le migliori pratiche e ci si portasse a livelli di adozioni analoghi a quelli dei Paesi leader. Anche solo dal punto di vista dei risparmi, si tratta di vantaggi troppo rilevanti per essere trascurati, risorse che potrebbero essere utilmente rimesse in circolo per l’innovazione.
Asus presenta il suo Pad Infinity

Mostrato per la prima volta al grande pubblico a gennaio, in occasione del Consumer Electronics Show di Las Vegas, ASUS Transformer Pad Infinity è il primo tablet con sistema operativo Android 4.0 Ice Cream Sandwich a vantare uno schermo Full HD. Dal design sottile e dalla cover metallica, ha un display che vanta una risoluzione di 1920 x 1200 pixel Full HD di tipo Super IPS+ per riprodurre e condividere immagini di alta qualità e offrire un’ottima visibilità in qualsiasi condizione di luce anche all’aperto. Inoltre il vetro ultraresistente Corning® Gorilla® Glass 2 garantisce massima robustezza e resistenza ai graffi.
Sul fronte audio, la tecnologia ASUS SonicMaster realizzata dal team ASUS Golden Era offre una combinazione delle soluzioni hardware e software più innovative del mercato, per assicurare un’esperienza audio particolarmente coinvolgente e realistica.
Cuore dell’ASUS Transformer Pad Infinity è il processore quad-core NVIDIA® Tegra® 3 T33 4-PLUS-1™ che integra un processore grafico GeForce® a 12-core per prestazioni eccellenti in ogni ambito. Inoltre il “companion” core è il core aggiuntivo che permette di ridurre il consumo energetico quando l’utente esegue applicazioni per le quali è richiesta una bassa capacità di calcolo, come l’ascolto di musica, la riproduzione di video o lo stand-by attivo.
La frequenza di 1,6 GHz del processore quad-core NVIDIA® Tegra® 3, il display widescreen in formato 16:10 con risoluzione di 1920 x 1200 pixel e ampio angolo di visualizzazione di 178° ne fanno la soluzione ideale per guardare foto e video Full HD, divertirsi con i più recenti e avvincenti giochi in HD, accedere ai social networks, usare le app del momento o anche semplicemente navigare in rete.
Transformer Pad Infinity condivide con ZENBOOK™ e Transformer Pad Prime il design particolarmente raffinato con la cover a centri concentrici, in linea con la filosofia Zen di ASUS, e sarà disponibile in due eleganti colorazioni – grigio ametista e champagne gold. Grazie alla struttura in alluminio Transformer Pad Infinity è leggero e sottile, vantando uno spessore di appena 8,5 mm e un peso di soli 598 grammi. Unito alla tastiera docking, il Transformer Pad Infinity si trasforma in una vera e propria postazione di lavoro, con una durata delle batterie che raggiunge ben 14 ore: la tastiera QWERTY e il touchpad con funzioni multi-touch permettono di replicare l’esperienza d’uso di un notebook, mentre la porta USB e lo slot della scheda SD offrono illimitate possibilità di archiviazione ed espansione, caratteristiche particolarmente utili e apprezzate anche in ambito lavorativo.
La videocamera con un sensore da 8 megapixel collocata sul retro dello chassis, con lente a 5 elementi, messa a fuoco automatica e un potente flash LED, consente di scattare foto di qualità eccellente e ben definite, grazie all’apertura F2.2, al sensore CMOS retroilluminato, a una profondità di campo variabile con modalità touch-to-focus, a un’efficace sistema che assicura scatti ottimali anche in condizioni di scarsa luminosità ambientale e a un ampio angolo di visualizzazione da 75° (lunghezza focale equivalente da 28mm). Inoltre permette la registrazione di video in Full HD con una risoluzione massima di 1080p a 30fps, mentre la webcam da 2 megapixel integrata frontalmente è ideale per video-chat e videoconferenze.
ASUS Transformer Pad Infinity è disponibile a partire da luglio a un prezzo suggerito di Euro 599,00 (IVA inclusa), mobile docking acquistabile separatamente ad un prezzo suggerito di 149€ (IVA inclusa).
Le future tecnologie di Ford per la mobilità urbana: il parcheggio a pettine semiautomatico e l’assistenza nel traffico

Ford Motor Company Ford sta sviluppando tecnologie di assistenza alla guida di nuova generazione in grado di agevolare la vita del guidatore nelle città sempre più affollate, nell’ambito della propria strategia per il futuro della mobilità.
Due tecnologie, al momento sperimentate da Ford sotto forma di prototipi, sono il Traffic Jam Assist e l’Active Park Assist di seconda generazione. Entrambe permettono al veicolo di riconoscere l’ambiente che lo circonda, compresi gli oggetti e gli altri veicoli, muovendo l’auto seguendo il flusso del traffico, o estendendo le funzioni di parcheggio semiautomatico anche ai parcheggi a pettine, oltre che in parallelo. Ford sta sviluppando queste tecnologie nei suoi centri di ricerca, incluso quello europeo di Aachen, in Germania. La “Blueprint for Mobility”, la strategia per il futuro della mobilità di Ford, descritta dall’Executive Chairman Bill Ford alcuni mesi fa, definisce la vision di Ford Motor Company di come sarà come il mondo dei trasporti nel 2025 e oltre, a seguito dell’incremento della popolazione e della crescente urbanizzazione.
Traffic Jam Assist
Il Traffic Jam Assist è un sistema di ausilio alla guida che Ford sta sviluppando per il medio termine (2017-2025). Utilizza un radar e una telecamera per mantenere il passo del flusso del traffico muovendosi autonomamente seguendo la corsia di marcia, riducendo lo stress per il guidatore e, potenzialmente migliorare la viabilità.
“I guidatori passano più del 30% del loro tempo nelle congestioni del traffico,” ha spiegato Joseph Urhahne, ingegnere di ricerca Ford. “Il Traffic Jam Assist può aiutare a rendere più agevole la guida nel traffico, eliminando lo stress e, potenzialmente, rendendo più fluida la viabilità.”
Alcune simulazioni hanno dimostrato che se il 25% dei veicoli coinvolti in un ingorgo disponessero di questa tecnologia, i tempi di percorrenza si ridurrebbero anche del 37,5%, eliminando il 20% dei ritardi causati dal traffico. Il Traffic Jam Assist, che permette al veicolo di muoversi autonomamente nel traffico, al momento funziona in ambienti controllati in cui non ci sono pedoni, ciclisti o animali, e in cui le corsie di marcia sono ben definite. Molte delle tecnologie utilizzate dal Traffic Jam Assist sono già disponibili a bordo delle vetture Ford come Focus e C-MAX. Il volante a movimento automatico indipendente è una caratteristica dell’Active Park Assist, che permette il parcheggio semiautomatico senza mani, e del Lane Keeping Aid (sistema di mantenimento della corsia di marcia), che aiuta il guidatore a riportare l’auto nella corsia di marcia in caso di deviazioni involontarie. Anche la telecamera utilizzata per capire la posizione del veicolo rispetto alla corsia di marcia è utilizzata dal Lane Keeping Aid.
La regolazione automatica della velocità del Traffic Jam Assist è permessa dal cambio automatico Powershift, e dal cruise control adattivo, un sistema basato su tecnologia radar che regola la velocità in base alla distanza dal veicolo che precede l’auto. Il Traffic Jam Assist sarà in grado di adattarsi in tempo reale alle diverse situazioni, comunicando al guidatore, per esempio, eventuali variazioni nell’andatura. Sarà inoltre dotato di funzioni di sicurezza che permettono al guidatore di restare attento e nel pieno controllo del veicolo.
Parcheggio in perpendicolare a pettine
Nel breve termine, Ford ha intenzione di portare sul mercato una versione più evoluta dell’Active Park Assist, una popolare tecnologia che permette ai guidatori di parcheggiare in parallelo senza doversi preoccupare della manovra. Ford aggiungerà la possibilità di semi-automatizzare anche il parcheggio in perpendicolare a pettine.
“Lo scopo non è solo velocizzare le manovre di parcheggio, ma anche renderle più precise e meno faticose,” ha spiegato Thomas Lukaszewicz, supervisore Ingegneria Avanzata e Ricerca, di Ford Europa. Il sistema utilizzerà le stesse tecnologie di cui è dotata l’attuale versione di Active Park Assist. Utilizza sensori a ultrasuoni per identificare lo spazio idoneo al parcheggio, in questo caso misurando sia lunghezza che larghezza, e si affida al servosterzo elettrico EPAS per effettuare la manovra. Il sistema si attiva con un pulsante sulla console centrale: quando viene identificato uno spazio idoneo al parcheggio, un avviso indica al guidatore di fermarsi, inserire la retromarcia, e usare i pedali dell’auto per muovere e frenare l’auto, senza usare le mani e con il volante che viene fatto ruotare automaticamente. Il parcheggio in perpendicolare utilizza i sensori di parcheggio posteriori per verificare la presenza di ostacoli sfuggiti al guidatore. Se lo spazio non è sufficiente a completare il parcheggio in una manovra sola, il sistema può chiedere al guidatore di muoversi in avanti e indietro per perfezionare la posizione dell’auto e terminare il parcheggio.
“Blueprint for Mobility”
Bill Ford ha descritto la “Blueprint for Mobility” la strategia di Ford per il futuro della mobilità urbana, nel corso del suo keynote, lo scorso febbraio, alla Mobile World Conference di Barcellona. L’Executive Chairman di Ford, discendente diretto di Henry Ford, ha dichiarato che l’azienda si prepara ad affrontare un futuro in cui l’attuale miliardo di vetture sulle strade potrebbe raddoppiare o perfino quadruplicare entro il 2050.
“L’auto si sta progressivamente integrando con l’ambiente che la circonda, grazie a un elevato numero di sensori che possono ridurre le congestioni e aiutare a prevenire gli incidenti,” ha dichiarato Ford al Mobile World Congress. “Sono sicuro che vedremo dei grandi passi avanti in questo senso nel breve e nel medio periodo, perché i prototipi del futuro della mobilità sono già in fase di progettazione, e in alcuni casi, già in fase di test.” Le congestioni del traffico sono una realtà soprattutto nei mercati in espansione. A San Paolo, in Brasile, code di oltre 150 chilometri non sono rare, e il tragitto casa-lavoro dura in media 2-3 ore al giorno. Nonostante questo, il mercato è in forte espansione, con un incremento annuo del 7,5%. In Cina l’ingorgo più lungo, registrato nel 2010, è durato ben 11 giorni.
Il problema non è solo dei mercati emergenti: in Europa il costo del traffico impatta sull’economia per diversi miliardi di euro. Secondo le stime, in Inghilterra il costo totale del traffico, calcolando anche il costo del tempo perduto durante gli ingorghi, potrebbe salire a oltre 25 miliardi di euro entro il 2025. In Germania, un paese di 300mila abitanti ha bisogno di circa 1000 consegne di merci con trasporti pesanti al giorno.
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