Il Film della settimana scelto da iPhoneItalia #6: la recensione di “Moon” [iTunes Movie]

Come ogni venerdi torna la rubrica  con i migliori film dell’ iTunes Movie Store in collaborazione con jtzmovies.it, così da poter dare agli utenti consigli sui titoli da acquistare o noleggaire. Oggi parliamo del film “Moon” del regista inglese Duncan Jones, film di stampo indie costato la cifra di 5 milioni di dollari (incasso mondiale 9 milioni di dollari di cui 100 mila in Italia), esordio alla regia di un lungometraggio per il regista del prossimo film di Jake Gyllenhaal e Vera Farmiga dal titolo “The Source Code”, che avrà un budget decisamente importante, 35 milioni dollari (“Moon” ha avuto un rate su rottentomatoes del 90% e una media voto di 7,4/10 su 173 recensioni).

Lunar Industries LTD è una compagnia che ha scoperto come sfruttare l’energia derivante dall’Elio 3, composto che si trova nella parte oscura della Luna, rinnovabile, pulito ed a bassissimo costo. Sam Bell è un dipendente della società, che viene spedito sul satellite terrestre per  tre lunghi anni, lavorando nella manutenzione e nella gestione di una delle basi di raccolta. I suoi unici contatti con la terra avvengono attraverso registrazioni filmate  ed il suo unico compagno è un Robot, GERTY, che lo consiglia ed assiste nei suoi compiti e che ha come scopo principale quello di proteggere chi si trova nella base lunare . Quasi alla fine del triennio di lavoro, quando oramai la stanchezza e la solitudine avranno segnato significativamente il fisico e la mente dell’astronauta, un incidente in un operazione di routine farà finire Sam in infermeria, privo di sensi. Al suo risveglio tutto apparirà molto strano: l’astronauta sentirà GERTY comunicare in diretta con la Terra, quando si pensava che a causa di un guasto i ponti radio fossero interrotti, lo stesso robot

cercherà, con tutti gli espedienti possibili, di non farlo uscire dalla base,  Sam soffrirà di una strana amnesia e il suo corpo risulterà come appena risvegliato da un coma. Questa serie di eventi porterà un dubbio atroce nella mente del protagonista, che lo spingerà a tornare nel luogo dell’incidente, scoprendo quello che nessun essere umano vorrebbe mai sapere. Questo primo lungometraggio di Duncan Jones (conosciuto anche come Zowie Bowie, figlio del mastodontico David Bowie), è un film indipendente a bassissimo costo (5 milioni di dollari), che riprende le tematiche e i soggetti che hanno attraversato la storia del cinema di fantascienza, come “2001: Odissea nello spazio” e “Solaris”, rimescolandoli  con un tocco moderno e personale, aggiungendo questioni attuali come la clonazione e le energie rinnovabili. Dei grandi film di Kubrick o di Tarkovskij, possiamo ritrovare i macchinari elettronici, ingombranti e squadrati, che rispecchiano la visione del futuro spaziale negli anni ’60 e 70’, oltre che l’ambientazione monocromatica

e desolante di uno spazio che come in queste opere storiche non risulta accogliente per l’essere umano. Proprio l’ambientazione è uno dei pezzi forti del film; la piccola e soffocante base in cui è costretto a vivere Sam, il rumore silenzioso delle macchine che raccolgono L’elio 3, la voce monocorde e meccanica di GERTY, la minuscola capsula in cui gli astronauti dovrebbero dormire i tre giorni di viaggio verso la Terra, una colonna sonora ridondante, soporifera e ipnotizzante, sono elementi che trasmettono allo spettatore un senso di solitudine e di claustrofobia, di un cinema del passato, poco legato ai soldi ed al marketing e molto all’inventiva ed alla sostanza. Tutto questo però è solo il contorno di una storia che trasmette anche pensieri profondi sull’essere umano, pronto a tutto per il progresso scientifico, fino al punto di passare letteralmente sopra all’etica sulla vita se questa può bloccare il benessere di miliardi di persone. Meravigliosa l’interpretazione dell’unico vero personaggio del film, Sam Rockwell, al contempo morente da un lato e

prestante , forte e pieno di energie dall’altro. Di altissimo livello il dialogo con il se stesso precedente, dentro il veicolo lunare poco prima dell’epilogo della storia: i due personaggi sono diversi caratterialmente per gli eventi trascorsi che hanno plasmato il loro essere, ma uguali  nelle sensazioni dei ricordi passati, come per esprimere che l’uomo è diverso nel modo di comportarsi a causa delle fatalità della vita, ma che alla base siamo tutti uguali e che nessuno ha il diritto di scegliere per noi il nostro cammino, nemmeno se ci ha creato. Con una spesa irrisoria si è riusciti a creare un’opera dalla qualità tecnica di primo livello, che attraverso stratagemmi semplici ed efficaci, come la mancanza della computer grafica a favore del modellismo, è stata consegnata al pubblico e alla critica una pellicola molto bella, poetica e paranoica, geniale ed ispiratrice; guardando ai geni del genere affrontato, senza però cadere in soggezione, ma

cercando di tirare fuori tutto il meglio che una mente maturata nel nuovo millennio può offrire. Moon, che dando uno sguardo agli incassi nostrani probabilmente abbiamo visto in pochi, ha fatto parlare di sé fin dalla presentazione al Sundance Film Festival del 2008, raccogliendo in seguito nomination e premi in patria agli Indiependent British Film Awards e ai BAFTA (gli oscar inglesi) oltre che nei più svariati festival internazionali nel resto del mondo, passando però tristemente inosservato in Italia, dove invece siamo sempre pronti ad indossare occhialini Nerd dagli effetti tridimensionali e poco inclini a gustarci il vero senso della settima arte, riflettere attraverso idee visive.

Moon è stata una gradevole scoperta, che ha lanciato nel mondo del cinema il figlio di un genio della musica, segno che il DNA ogni tanto aiuta. Il film è disponibile sull’ iTunes Movie Store per il solo acquisto al prezzo di 9,99 euro.

Pro: storia veramente interessante, l’interpretazione di Sam Rockwell è da Oscar, nonostante l’irrisoria spesa è qualitativamente molto bello.

Contro: può risultare indigesto per alcuni data l’atmosfera claustrofobica e paranoica, in alcuni tratti è un pò lento, alcune piccole lacune nella sceneggiatura.

Voto: 8

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