OpenPaths, il tool che vi permette di vedere e “donare” alla scienza le vostre geolocalizzazioni dell’iPhone

Non è così raro osservare che da presunti “scandali” mediatici nascano iniziative altrettanto paradossali. A seguito del Locationgate – a causa del quale, lo ricordiamo, l’iPhone memorizzava dati personali relativi alla localizzazione GPS senza chiedere preventivamente permesso all’utente – è nato un nuovo servizio chiamato OpenPaths che vi permette di consultare questi stessi dati e, udite bene, “donarli” a scienziati e ricercatori affinchè possano condurre ricerche sui trasporti, sul modo in cui le persone si muvono e addirittura sulla diffusione delle epidemie.

OpenPaths è un servizio web-based che vi permette di consultare i dati relativi alla posizione GPS assunta dal vostro iPhone (e quindi da voi stessi) durante l’utilizzo del dispositivo. Per estrapolare queste informazioni, OpenPaths si basa esattamente sugli stessi file tanto criticati durante la vicenda chiamata dai media con il nome di Locationgate.

Nonostante con l’aggiornamento 4.3.3 dell’iOS il problema legato al Locationgate sia stato teoricamente risolto, sembra che all’interno degli hard drive dei nostri iPhone siano ancora reperibili diverse informazioni legate alla posizione assunta dal telefono nel tempo.

Effettuando il download di OpenPaths Uploader, avrete modo di visualizzare il percorso che avete seguito. Nessun problema se avete cancellato tali file dal vostro Mac: OpenPaths va alla ricerca di queste informazioni spulciando i backup effettuati tramite Time Machine.

Ciò che però è davvero paradossale in tutto questo è la proposta che OpenPaths fa ai suoi utenti: “donare” in modo completamente anonimo e sicuro i propri dati GPS a scienziati e ricercatori interessati nel settore degli studi sulla mobilità delle persona, sui trasporti e, addirittura, sullo studio della diffusione delle epidemie.

Senza dubbio è inverosimile che ad uno scienziato possa effettivamente interessare chi siete e dove siete stati nello specifico, poichè è più verosimile che vada a concentrarsi su dati complessivi riguardanti migliaia di persone diverse. La domanda che però sorge spontanea è appunto: ma è realmente sicuro? Le perplessità, in questo senso, nascono altrettanto spontanee.

Siamo tutti a conoscenza di come i nostri dati personali possano essere usati in modo inappropriato da enti esterni. A quanto si legge sul sito di OpenPaths, le informazioni condivise sarebbero assolutamente al sicuro ma credo non sia necessario essere “diffidenti” per storcere il naso di fronte ad una iniziativa simile.

Questo genere di iniziative fanno riflettere, ancora una volta, su cosa significhi privacy informatica e su come questa sia sempre in bilico sull’orlo del precipizio, nonostante le rassicurazioni che le società ci fanno. In ogni caso, se siete curiosi e volete scoprire come funziona qusto servizio, potete visitare il sito Web di OpenPaths.

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