Cellebrite è diventata nota dopo il caso San Bernardino, quando, a detta di molti esperti, aiutò l’FBI a sbloccare un iPhone definito anche da Apple “invulnerabile”. Malgrado le smentite di rito, e a prescindere da come siano andate realmente le cose, un nuovo report pubblicato oggi da ZDNet dimostra quanto sia potente lo strumento in mano alla Cellebrite e quando sia importante proteggersi da esso.

Secondo i dati della ZDNet, il tool UFED di Cellebrite viene utilizzato dai dipartimenti di polizia di tutto il paese per sbloccare gli smartphone degli indiziati. Lo stesso avviene anche per gli iPhone: per capire, quando il telefono non è protetto da password, il tool è in grado di accedere a tutti i dati del dispositivo in pochissimi secondi, scaricando tutto quello che c’è nella memoria del telefono tra messaggi, musica, app, note, registro chiamate e molto altro ancora. UFED accede anche a dati come i file di configurazione e database. In alcuni casi, il tool riesce a recuperare anche i dati eliminati dal dispositivo.

Per quanto riguarda gli iPhone protetti da password, UFED riesce a recuperare senza troppi problemi i dati di tutti gli iPhone dal 4s in giù, mentre per i dispositivi successivi l’operazione è molto più difficile, ma sempre possibile. Le cose diventano quasi impossibili per Cellebrite solo se su iOS è impostato un codice a 6 cifre, che con le ultime versioni di iOS viene proposto di default.