Il CFO di Apple Luca Maestri parla dell’Italia e delle sue potenzialità

Luca Maestri, l’italiano che gestisce la finanze di Apple, ha rilasciato una interessante intervista a Repubblica, parlando della sua azienda e del futuro dell’Italia.

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Luca Maestri ha 53 anni e da diverso tempo è il direttore finanziario di Apple, uno dei ruoli più importanti in un’azienda che muove miliardi di dollari ogni anno. Il suo compenso è da capogiro: nel 2015 si è portato a casa oltre 25 milioni di dollari, anche grazie al pacchetto di azioni guadagnato per i risultati raggiunti.

In questi giorni, Maestri è stato alla Luiss di Roma, università in cui si è formato e dove ha deciso di ritornare per parlare con gli studenti, con le aziende e con diversi sviluppatori italiani.

In primis, Maestri ha parlato delle casse di Apple, che ad oggi raccolgono oltre 230 miliardi di dollari:

Chiaramente, le casse di un’azienda vanno gestite diversamente rispetto a quelle di un paese. Abbiamo una responsabilità fiduciaria nei confronti degli azionisti e dobbiamo preservare il capitale e metterlo a disposizione degli investimenti. Per questo dobbiamo essere conservativi. Il nostro rendimento annuo è di poco inferiore al 2%. Investiamo soprattutto in titoli di Stato, obbligazioni di società solide e corriamo qualche rischio sui mercati emergenti. Ma non è questa la scommessa maggiore per noi: quelle davvero importanti riguardano i nuovi prodotti.

Sulle differenze tra Apple e altre aziende tech in cui ha lavorato Maestri (Nokia, Xerox…):

Lo scopo in Apple è fare i prodotti migliori al mondo per dare la migliore esperienza ai clienti. Da noi non si fanno mai compromessi. Apple crede in valori come la privacy, l’ambiente, l’istruzione. Cose che creano un attaccamento molto forte nelle persone che vi lavorano

Maestri ha anche commentato gli ultimi risultati finanziari:

I dati sono legati al ciclo di vita dei prodotti. In un periodo di transizione, che di solito da noi avviene a settembre, è normale che i clienti attendano l’uscita dei nuovi dispositivi, come è avvenuto per i Mac, lanciati a ottobre: ora gli ordini sono molto alti. La stessa cosa per l’Apple Watch, del quale abbiamo lanciato la serie 2. Per il momento è un oggetto che sta avendo più successo negli Usa che nel resto del mondo, ma pensiamo diventerà un prodotto sempre più importante nel campo della ricerca medica e del monitoraggio della salute.

Sul futuro, crediamo molto nell’intelligenza artificiale e nella realtà aumentata. Sono tecnologie in fase nascente. Ma le applicazioni, dall’istruzione, ai viaggi, ai giochi, sono incredibili. Un altro settore in grande trasformazione è l’auto, dove stanno confluendo il motore elettrico, la guida autonoma e la condivisione.

E poi si parla dell’Italia, e del ruolo che potrà avere il nostro paese in questa nuova economia:

Oggi l’economia è globale e interconnessa. L’Italia deve concentrarsi sui propri punti di forza. Vivo all’estero da quasi 25 anni: c’è un affetto incondizionato nei confronti di questo Paese. È sempre associato alle sue specialità, l’artigianato, la moda, l’alimentazione, il turismo, la cultura, il design. L’istruzione in Italia è di livello eccellente. L’etica del lavoro è forte. Lavoriamo più che in altri paesi. C’è uno scollamento tra il mondo dell’università e quello dell’occupazione. Le aziende possono fare molto. L’ecosistema Apple supporta quasi 90 mila posti di lavoro in Italia, oltre 75 mila dei quali associati alla comunità degli sviluppatori. Abbiamo lanciato un centro di addestramento a Napoli, la iOS Developer Academy. Quattromila studenti hanno fatto domanda per i primi 200 posti. Aggiungeremo altri 400 studenti. Stiamo lavorando con altre sei università della Campania. Ora il nostro obiettivo è far funzionare la realtà di Napoli. Cento studenti hanno iniziato da pochi giorni. Altrettanti li seguiranno a gennaio. Se l’operazione sarà un successo per i ragazzi, penseremo a nuove iniziative.

Non poteva mancare un commento sulla questione tasse, viste la recente multa in Italia e l’indagine della Commissione Europea:

C’è una motivazione politica dietro il provvedimento. La cosa più preoccupante di questa decisione è che la Commissione ha ignorato la tassazione irlandese, quella americana e le linee di condotta utilizzate per la tassazione internazionale. Una delle ragioni più importanti per le quali le grandi aziende investono in Europa è la certezza del diritto. Se la eliminiamo non ci saranno esodi, ma certo le società estere ci penseranno con attenzione prima di effettuare investimenti incrementali. Se tra dieci anni un soggetto che non ha sovranità fiscale potrà affermare che le decisioni dell’Irlanda e dell’Italia erano sbagliate e applicare nuove norme in modo retroattivo, sarà più facile investire a Singapore, Dubai o Hong Kong, dove questi problemi non esistono.

La soluzione è la collaborazione internazionale. L’Ocse ha sviluppato una proposta molto interessante in proposito. La posizione di Bruxelles ci fa fare passi indietro. La differenza tra la tassazione Usa e quella degli altri paesi crea un certo livello di frizione, ma ci vuole il dialogo e non le sentenze retroattive

Infine, Maestri non nega un suo futuro ruolo nel governo italiano: “Tra qualche anno. Con le modalità appropriate e i tempi giusti sarebbe possibile. Per me e per altri”.

 

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