Il direttore dell’FBI vuole riaprire il dibattito sulla crittografia degli smartphone

Risolta la questione “San Bernardino”, ritorna in auge il problema della crittografia degli smartphone per le future indagini, come ribadito ieri dal direttore dell’FBI James Comey.

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Gli smartphone sono sempre di più strumenti utili, se non indispensabili per gli inquirenti, in quanto contendono informazioni e dati che possono risolvere un intero caso. Per proteggere la privacy dei clienti, i vari produttori hanno però integrato sistemi più o meno invulnerabili. Apple, ad esempio, ha realizzato un sistema di crittografia che rende impossibile alla stessa azienda recuperare i dati di un iPhone senza conoscerne la password. L’unica soluzione sarebbe quella di attivare una backdoor, che però renderebbe molto più vulnerabili i vari dispositivi anche agli attacchi di hacker e malintenzionati. La questione, insomma, non è semplice.

Per qesto motivo, il direttore dell’FBI chiede di riaprire il dibattitto anche a livello politico, facendo partecipare rappresentanti del governo, dell’FBI e delle varie aziende tech degli Stati Uniti. Comey fa presente che, dei 4000 smartphone sequestrati nei primi 6 mesi dell’anno, l’FBI è riuscita a sbloccarne solo 500: “Prima che accada qualcosa di veramente grave, è indispensabile trovare una soluzione”.

 

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