Tim apre la caccia alla volpe. A chi serve Firefox OS ?

Dal 6 Dicembre TIM inizierà a vendere in Italia telefoni di fascia bassa molto economici (inizialmente degli ALCATEL) con preinstallato il nuovo FirefoxOS di Mozilla. Premesso che la concorrenza fa solo bene, e che un nuovo sistema aperto, alternativo ad iOS, Android, Windows Phone 8 o Blackberry 10, può generare nuove idee e creare nuove opportunità, mi chiedo che futuro possa avere un sistema basato esclusivamente su un architettura web-based.

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Mozilla spinge sulla facilità di sviluppo e integrazione di funzionalità data l’infrastruttura aperta e di facile utilizzo offerta da HTML5, ma i limiti offerti da questa scelta, in termini di efficienza, completezza e omogeneità, sono molteplici.

Il collo di bottiglia principale è il browser: le app, non essendo compilate con un linguaggio a basso livello, non sono gestite direttamente dal sistema operativo, ma da gecko, il cuore di Firefox. Nonostante la maturità raggiunta, introdurre un altro strato tra il livello applicativo e l’hardware introduce nuovi point-of-failure e overhead : un bug o un rallentamento di gecko impatta su tutte le applicazioni.

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Altro problema è il modello di sviluppo e distribuzione. Nei market tradizionali esiste un processo di approvazione più o meno rigido per verificare che le app rispettino alcune linee guida, volte a garantire un minimo di sicurezza nell’accesso alle funzionalità offerte dal sistema operativo e dall’hardware e grazie all’utilizzo di un SDK è più facile proporre una user-experience omogenea. Nel modello proposto da FirefoxOS invece la diffusione delle applicazioni è libera e non vincolata esclusivamente al market ufficiale, e lo sviluppo non basato su SDK determina una diversificazione eccessiva nelle interfacce sviluppate e un difficile controllo sul comportamento delle applicazioni.

Mozilla per risolvere parzialmente il problema ha introdotto la possibilità di pacchettizzare le applicazioni, permettendo solo a queste l’accesso ad una serie di API specifiche (accesso a contatti, musica e immagini, possibilità di iniziare connessioni TCP), e una categoria ancora più ristretta di applicazioni certificate, distribuite con il sistema, che possono accedere alle API più critiche (chiamate, messaggi, impostazioni, risparmio energetico e altro) per avere un minimo controllo su quanto sviluppato e per spingere gli sviluppatori a investire maggiori risorse e cure nello sviluppo, senza limitarsi al porting delle versioni mobile già accessibili via browser.

Le core-app certificate (per ora realizzate solo da Mozilla) sfruttano al meglio le potenzialità offerte da HTML5 e FirefoxOS e molta cura è stata posta nell’interfaccia, ma gli sviluppatori indipendenti o le software-house sono disposte ad investire allo stesso modo per rendere gradevole la fruizione delle proprie app anche su questa nuova architetture mobile ? Per ora non sembra: utilizzare twitter, facebook, google su FirefoxOS è praticamente analogo a quanto sperimentabile tramite le corrispondenti web-app.

Il mio parere è che gli utenti sono ormai abituati ad uno standard applicativo elevato e per questo sono disposti a pagare. Nel mercato di fascia medio-bassa ci sono già molte soluzioni economiche disponibili per chi è attento alla spesa, che sfruttano Android o Windows Phone 8 e dubito che poche decine di euro di differenza possano giustificare i grandi compromessi applicativi richiesti. L’hardware non è più un grosso problema, i sistemi operativi sono maturi. La chiave sono le applicazioni, più il gap con i dispositivi di fascia medio-alta è grande e più difficile sarà emergere nel mercato: per basso che sia il prezzo di vendita, sono troppo aggressive le opzioni in abbonamento o le promozioni di vario tipo con cui gli operatori riescono a metterci in tasca i potenti device di Apple, Nokia e Samsung.

Ho provato il primo device “beta” prodotto da Geeksphone (il Keon) con una versione iniziale di FirefoxOS e da quanto leggo sono stati fatti molti passi avanti, ma penso che la sfida sia difficile, se non impossibile.

Non sarà stata vana però: Mozilla non è Apple nè Google e in pieno spirito Open Source penso che il maggiore vantaggio che questo esperimento porterà sarà nella maturazione di HTML5, nella creatività delle soluzioni che verranno implementate basandosi su esso, nei limiti che si evidenzieranno e nel rendere disponibile liberamente un vasto e completo laboratorio in cui migliaia di sviluppatori potranno farsi le ossa e maturare.

Il business creato nell’immediato sarà trascurabile, ma i benefici per il web e per la piena maturazione dell’era post-PC, Internet-centrica, saranno immensi. E anche Apple e Google ringrazieranno (e attingeranno a piene mani).

NOTA CURIOSA: il nome Firefox significa “panda rosso” e fu scelto con queste intenzioni. Nel seguito il logo venne disegnato in modo da sembrare maggiormente ad una volpe, da cui la confusione e i giochi di parole, che anche io ho usato nel titolo. Magia dell’opensource.

Fonti e Immagini: TIM, Ars Techica, Mozilla

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