Negli ultimi giorni il Financial Times ha acceso il dibattito sul futuro di Tim Cook, parlando di una successione in Apple che potrebbe arrivare “già il prossimo anno”, addirittura in primavera. Un’indiscrezione pesante, rafforzata dal fatto che il pezzo era firmato da ben quattro giornalisti, cosa non proprio comune per una notizia del genere.
Nel suo consueto Power On, però, Mark Gurmanfrena bruscamente: secondo le sue fonti, quella ricostruzione è con ogni probabilità “semplicemente falsa” e “il momento non è arrivato”. All’interno di Apple, dice, ci sarebbero pochi segnali che facciano pensare a un’uscita di scena imminente del CEO.
Gurman ricorda anche un punto chiave: sotto la guida di Tim Cook, Apple è passata da una capitalizzazione di circa 350 miliardi di dollari a oltre 4.000 miliardi. Un risultato che, nel suo ragionamento, gli ha “guadagnato il diritto” di decidere in prima persona tempi e modi della propria uscita, salvo cambi improvvisi di scenario. In altre parole, nessuno a Cupertino sembra pronto a spingerlo fuori dalla porta.
Qualcuno aveva ipotizzato che il pezzo del Financial Times fosse una sorta di “prova” fatta filtrare da Apple stessa per testare la reazione del mercato. Anche qui Gurman è netto: non sarebbe questo il caso. Proprio per l’autorevolezza della fonte, è più probabile che si tratti di una lettura eccessivamente anticipata di normali attività di succession planning che, in un’azienda delle dimensioni di Apple, esistono da anni.
Sul nome del successore, invece, c’è una convergenza piuttosto chiara: quando il passaggio di consegne arriverà davvero, il candidato numero uno resta John Ternus, attuale Senior Vice President of Hardware Engineering. Ma, stando a Bloomberg, quel momento non è “dietro l’angolo”.
In sintesi: la macchina della successione in Apple c’è ed è normale che lavori, ma parlare oggi di un addio di Tim Cook già all’inizio del 2026, alla luce delle informazioni di Gurman, sembra più un esercizio di prospettiva che una previsione concreta.
Rumor