Tim Cook pronto a lasciare Apple?

Secondo il Financial Times, Apple intensifica il piano di successione a Tim Cook, che potrebbe lasciare la carica di CEO già dal prossimo anno.

Tim Cook

Apple sta preparando il dopo Tim Cook. E questa volta non è il solito rumor di qualche leaker più o meno affidabile, ma un’indiscrezione pesante firmata Financial Times, ripresa poi da agenzie come Reuters e da diversi media internazionali.

Secondo il quotidiano finanziario, il consiglio di amministrazione e il top management di Apple avrebbero “intensificato” il piano di successione per la carica di CEO, con l’ipotesi concreta che Tim Cook possa lasciare il ruolo già il prossimo anno.

Al centro di questo scenario c’è un nome che chi segue Apple da vicino conosce bene: John Ternus, oggi Senior Vice President of Hardware Engineering, indicato come il candidato interno più probabile per raccogliere il testimone di Tim Cook. Nessuna decisione definitiva sarebbe stata presa, ma il messaggio che arriva è chiaro: Apple sta preparando il cambio di guida in modo molto più concreto rispetto al passato.

Il Financial Times racconta di discussioni interne e di un lavoro di pianificazione che in realtà va avanti da anni, ma che nelle ultime settimane avrebbe subito un’accelerazione. Il board e i massimi dirigenti di Apple avrebbero alzato il livello di attenzione sulla successione, valutando scenari e tempi per il passaggio di consegne dopo oltre 14 anni di era Cook.

Un punto importante, sottolineato dalle fonti vicine ad Apple, è che questa transizione “non è legata alle performance attuali dell’azienda”. E i numeri sembrano confermarlo: Apple si prepara a un’ennesima chiusura d’anno forte sul fronte vendite, con il periodo natalizio che storicamente rappresenta il momento più importante per il business di iPhone e servizi.

Secondo le indiscrezioni, è poco probabile che Apple annunci un nuovo CEO prima della prossima trimestrale, attesa verso fine gennaio, proprio per non interferire con un trimestre chiave e dare continuità nella comunicazione verso investitori e mercato. Un eventuale annuncio nei primi mesi del 2026 permetterebbe poi al nuovo CEO di arrivare “in carica” in tempo per due momenti simbolici: la WWDC di giugno e il lancio del nuovo iPhone a settembre.

Il bilancio dell’era Cook

Quando Tim Cook ha preso il posto di Steve Jobs nel 2011, in molti erano pronti a scommettere che Apple non sarebbe più stata la stessa. In parte avevano ragione: non è più stata la stessa, ma non nel modo che si aspettavano.

Sotto la guida di Cook, Apple è passata da una capitalizzazione di circa 350 miliardi di dollari a sfiorare i 4.000 miliardi, diventando la prima azienda al mondo a raggiungere traguardi di valutazione che, all’epoca, sembravano semplicemente irrealistici.

Cook ha trasformato Apple da “azienda di prodotti” a “azienda di ecosistema”: servizi, wearables, Apple Silicon, un rafforzamento pazzesco della supply chain e una marginalità tenuta sotto controllo come poche altre big tech. Tra i meriti che gli vengono riconosciuti anche dagli osservatori più critici, c’è proprio la transizione a Apple Silicon, che ha ridisegnato il mercato dei chip per computer portando Mac e iPad su un altro livello.

Le ombre non mancano: forte dipendenza dalla Cina, concorrenza sempre più aggressiva sul fronte AI, inchieste regolatorie in varie parti del mondo. Ma il quadro, numeri alla mano, è quello di un CEO che lascia un’azienda in salute, non in affanno.

Chi è John Ternus

Secondo le fonti citate dal Financial Times e da altre testate, il nome in cima alla lista dei possibili successori è quello di John Ternus.

Ternus è in Apple da oltre vent’anni, dove è entrato nel team di Product Design nei primi anni Duemila. Nel corso del tempo è diventato una figura chiave dell’hardware Apple, fino a guidare oggi tutta l’area Hardware Engineering: tradotto, ha voce in capitolo su iPhone, iPad, Mac, AirPods e, in generale, su qualsiasi dispositivo fisico con logo Apple.

La sua candidatura piace per vari motivi:

  • è un “insider” puro, cresciuto internamente, in linea con il desiderio più volte espresso da Cook di lasciare il timone a qualcuno già in casa;
  • rappresenta la continuità dell’attenzione maniacale al prodotto, che resta il cuore del brand Apple;
  • appartiene a una generazione successiva a quella di Cook e degli altri storici executive, il che facilita l’idea di una transizione verso un nuovo ciclo.

Questo non significa che la scelta sia fatta. Fonti interne parlano ancora di “nessuna decisione finale”, e non è escluso che il board voglia valutare anche altri profili, esterni o interni, prima di prendere una decisione così strategica.

Jeff Williams lascia ufficialmente Apple

Il possibile addio di Cook arriva in un contesto di ricambio più ampio nel top management di Apple. Negli ultimi mesi, infatti, abbiamo assistito a una serie di movimenti importanti.

Jeff Williams, per anni Chief Operating Officer e spesso indicato come potenziale successore di Cook in passato, ha ufficialmente lasciato l’azienda, dopo aver già passato le attività operative principali a Sabih Khan.

Sul fronte finanziario, il passaggio è già avvenuto: Luca Maestri ha lasciato il ruolo di Chief Financial Officer all’inizio del 2025, restando però in Apple con la responsabilità dei Corporate Services. Al suo posto è arrivato Kevan Parekh, ex vice president of Financial Planning and Analysis, promosso CFO nell’ambito di una successione pianificata con largo anticipo.

Questa combinazione di uscite e nuovi ingressi dice una cosa molto semplice: Apple non sta improvvisando. Sta gestendo un ricambio generazionale ai vertici in maniera graduale, cercando di evitare il “vuoto di potere” che si creerebbe se più figure chiave se ne andassero nello stesso momento senza un piano.

Cosa significa per gli utenti

Per chi guarda Apple dall’esterno, il rischio è sempre lo stesso: confondere il cambio di CEO con un cambio di “anima” dell’azienda. Con Steve Jobs questo discorso aveva un senso, perché era il fondatore e il volto creativo del marchio. Con Tim Cook il ruolo è stato diverso: meno “showman”, più architetto organizzativo.

Se John Ternus o chi per lui dovesse prendere il posto di Cook, è molto probabile che nei primi anni vedremo soprattutto continuità: stessa filosofia di prodotto, stessa attenzione al margine, stessi cicli di aggiornamento. Apple non ama gli strappi bruschi, soprattutto quando il mercato la percepisce già come una macchina ben oliata.

La vera domanda non è tanto “chi sarà il CEO”, ma “quanto spazio avrà per imprimere la sua visione” in un’azienda che oggi è tenuta insieme da processi, strutture e una cultura interna che va ben oltre la singola persona.

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