Uno dei designer dell’iPhone Air lascia Apple

Il designer di iPhone Air, Abidur Chowdhury, lascia Apple per una startup AI. Un altro addio nel team di design: cosa significa per il futuro dell’iPhone?

iphone air sottile

Quando Apple ha presentato iPhone Air all’evento di settembre, il volto che ci ha raccontato linee, materiali e filosofia del nuovo modello era quello di Abidur Chowdhury, giovane industrial designer cresciuto all’interno del team di Cupertino. Oggi, a distanza di pochi mesi, quello stesso designer ha lasciato Apple per approdare a una non meglio specificata startup legata all’intelligenza artificiale, secondo quanto riportato da Bloomberg.
Bloomberg

La notizia, di per sé, potrebbe sembrare l’ennesimo cambio di casacca in un settore super competitivo. Ma il contesto è tutto: arriva in un momento in cui Apple sta vivendo una fase delicata, tra riorganizzazioni interne, fatiche sul fronte AI e un continuo ricambio di figure di primo piano nel design, cioè in uno dei reparti che più hanno definito il DNA dell’azienda negli ultimi vent’anni.

Abidur Chowdhury non è un nome celebre come Jony Ive, ma chi segue da vicino il mondo Apple se l’è segnato da subito: è lui che ha raccontato in video il design di iPhone Air durante l’evento di settembre e nei materiali ufficiali.

Nato a Londra e cresciuto in un contesto multiculturale, Chowdhury arriva da un percorso solido nel campo dell’industrial design: esperienze in studi di consulenza, collaborazione con agenzie e startup, progetti che vanno dal prodotto fisico all’esperienza d’uso. Prima di entrare in Apple, ha lavorato nel mondo della consulenza di design, portando avanti anche una propria attività con il marchio “Abidur Chowdhury Design”.

In Apple approda a inizio 2019, proprio nel periodo in cui Jony Ive si prepara all’uscita definitiva dal gruppo, e si inserisce nel prestigioso hardware design group, quello che negli anni ha dato vita a iMac, iPod, iPhone, iPad e Apple Watch.

Nel giro di sei anni, secondo le ricostruzioni, lavora a diversi prodotti ma il suo momento di visibilità massima è proprio il 2025, quando Apple lo mette al centro del racconto di iPhone Air: un segnale chiaro di quanto fosse considerato affidabile e centrale all’interno del team.

Secondo Bloomberg, Chowdhury ha lasciato Apple per entrare in una startup di intelligenza artificiale, il cui nome al momento non è stato reso pubblico. La sua uscita, raccontano le fonti interne citate, non è passata inosservata e avrebbe fatto “rumore” all’interno del gruppo, proprio perché il designer era visto come una figura in forte crescita nel team.

Un dettaglio importante: la decisione non sarebbe legata alle prestazioni commerciali di iPhone Air. Anzi, i report sottolineano che all’interno di Apple il lavoro di design sul dispositivo è stato molto apprezzato, nonostante le vendite non siano state esplosive come sperato.

L’addio di Chowdhury si inserisce in una lunga serie di uscite che da anni stanno ridisegnando il volto del design Apple: dopo il divorzio da Jony Ive nel 2019, abbiamo visto lasciare figure storiche come Evans Hankey, che aveva preso il ruolo di guida del design hardware dopo Ive, e Tang Tan, per decenni protagonista dello sviluppo di iPhone e Apple Watch.

Molti di questi nomi, tra l’altro, sono poi riapparsi nel progetto io Products, la società fondata proprio da Jony Ive insieme ad altri ex Apple e successivamente acquisita da OpenAI in un’operazione da 6,5 miliardi di dollari, con l’obiettivo di creare una nuova generazione di dispositivi pensati nativamente per l’AI.

Negli ultimi mesi si è parlato soprattutto della “fuga di cervelli” dai reparti di ricerca AI di Apple, con ingegneri e ricercatori di alto profilo passati a realtà come Meta, Anthropic e la stessa OpenAI.

Ora però è sempre più evidente che il tema riguarda anche il design, storicamente uno dei pilastri identitari dell’azienda. La sensazione è che molti designer vedano nell’intelligenza artificiale – e nei dispositivi hardware basati sull’AI – il nuovo terreno di gioco su cui sperimentare, magari con più libertà e meno vincoli rispetto a un colosso come Apple.

Nel frattempo la struttura interna è cambiata: il team di design, dopo l’uscita di figure chiave e quella del COO Jeff Williams, è stato riorganizzato e oggi risponde direttamente a Tim Cook, con una squadra composta in larga parte da membri relativamente “nuovi” rispetto all’era Ive.

È uno scenario in cui ogni singola uscita pesa più del solito, soprattutto quando parliamo di profili giovani e già esposti pubblicamente come quello di Chowdhury.

Che cosa significa per il futuro del design Apple

La domanda inevitabile è: quanto pesano, sul medio periodo, queste uscite?

Apple, va detto, non è nuova a cicli di rinnovamento interno. Dopo l’uscita di Ive nel 2019 molti avevano pronosticato un crollo del livello di design, che oggettivamente non c’è stato: i prodotti hanno mantenuto una linea coerente e in alcuni casi sono arrivati a una maturità formale che difficilmente si vede in altri brand.

Il punto, però, è un altro: oggi la concorrenza non è solo “l’altro produttore di smartphone”, ma chi sta cercando di inventare il prossimo grande oggetto tecnologico dopo lo smartphone, e lì l’intreccio tra hardware, AI e design è molto più stretto. Se i profili più curiosi e sperimentali preferiscono andare altrove, Apple rischia di ritrovarsi con un team bravissimo a rifinire l’esistente, ma meno allenato a rompere davvero gli schemi.

Dall’altra parte, è anche vero che il marchio Apple continua ad avere un potere di attrazione enorme: per ogni designer che se ne va, ce ne sono molti pronti a entrare, anche solo per il prestigio di lavorare su prodotti che finiscono nelle mani di centinaia di milioni di persone.

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