Apple Watch non è davvero carbon neutral: la decisione del tribunale tedesco e la risposta di Apple

Un tribunale di Francoforte ha vietato ad Apple di pubblicizzare l’Apple Watch come “carbon neutral”, ritenendo ingannevole il claim.

Apple ha sempre presentato l’Apple Watch come il simbolo del suo impegno ambientale. Dal lancio di Apple Watch Series 9 e Ultra 2 nel settembre 2023, l’azienda ha promosso il claim “carbon neutral”, indicando che alcuni modelli, se abbinati a specifici cinturini come Sport Loop, Milanese Loop o Braided Solo Loop, erano prodotti a impatto zero.

Ma secondo una recente sentenza di un tribunale tedesco, questa definizione non è corretta.

Il tribunale di Francoforte ha accolto la protesta di un gruppo ambientalista, stabilendo che Apple ha indotto in errore i consumatori presentando l’Apple Watch come interamente carbon neutral. La conseguenza immediata è che in Germania Apple dovrà modificare o rimuovere ogni riferimento a questa dicitura, sia negli Apple Store fisici che nello store online.

È importante sottolineare che la decisione riguarda esclusivamente il mercato tedesco, ma potrebbe creare un precedente per altri Paesi europei.

Apple, nei suoi report ambientali ufficiali, calcola l’impronta carbonica di un Apple Watch in circa 8 kg di CO2, un dato che rappresenta una riduzione dell’80% rispetto al 2015.

Per raggiungere il cosiddetto “zero netto”, l’azienda utilizza una combinazione di strategie:

  • Energia proveniente da fonti rinnovabili e a basse emissioni.
  • Uso di materiali riciclati e rinnovabili.
  • Preferenza per il trasporto marittimo rispetto a quello aereo.

Solo dopo aver ridotto le emissioni “intrinseche”, Apple applica crediti di compensazione derivanti da progetti certificati, con l’obiettivo di azzerare il bilancio complessivo.

Il punto contestato dalla corte tedesca sembra proprio essere l’uso dei crediti di carbonio. Secondo gli ambientalisti, definire un prodotto “carbon neutral” basandosi su compensazioni esterne rischia di confondere i consumatori, che potrebbero interpretare il claim come segno di assenza totale di emissioni dirette, mentre in realtà si tratta di un bilanciamento tra emissioni generate e crediti acquistati.

Attualmente Apple designa come “carbon neutral” solo due linee di prodotti: Apple Watch e Mac mini. Tuttavia, l’azienda ha ribadito più volte il suo impegno a rendere tutta la gamma carbon neutral entro il 2030.

La decisione del tribunale tedesco potrebbe obbligare Apple a rivedere il modo in cui comunica i suoi progressi ambientali, passando da claim assoluti a spiegazioni più trasparenti sui metodi utilizzati.

La risposta di Apple

Apple ha reagito alla decisione del tribunale di Francoforte che vieta di pubblicizzare l’Apple Watch come prodotto “carbon neutral” in Germania.

Nella risposta ufficiale,  Apple rivendica la bontà del proprio approccio: l’azienda afferma che il tribunale ha comunque riconosciuto la solidità del suo metodo per la riduzione delle emissioni e ribadisce l’impegno a raggiungere la neutralità carbonica dell’intera catena produttiva entro il 2030.

Inoltre, secondo Apple, oltre il 60% delle emissioni è già stato ridotto dal 2015, grazie a energia rinnovabile, materiali riciclati e trasporti meno inquinanti (come navi e treni al posto dell’aereo). Solo le emissioni residue vengono compensate con crediti di carbonio certificati da terze parti.

Ancora, Apple non condivide le accuse dell’associazione ambientalista tedesca, sostenendo che vadano contro le strategie climatiche di UE e Germania e contro il consenso scientifico che richiede sia riduzione delle emissioni sia rimozione del carbonio.

Nella sua risposta,  l’azienda sottolinea anche che tutti i dati sulle emissioni sono disponibili nei propri Environmental Progress Report, rendendo chiaro come avvengano i calcoli.

Apple cita iniziative come il Restore Fund e progetti forestali certificati (es. “Arbaro Forestal San Pedro” in Paraguay) che mirano sia a stoccare CO2 sia a favorire pratiche agricole sostenibili.

In sostanza, Apple difende la validità del suo approccio, accusa il DUH di scoraggiare azioni climatiche concrete e ribadisce che, pur dovendo adattare la comunicazione per rispettare le nuove leggi UE, il percorso verso la neutralità entro il 2030 non cambia.

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