Come riporta Techcrunch, il nuovo rapporto pubblicato dal COPASIR, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, conferma che il governo italiano ha utilizzato lo spyware israeliano Paragon — nello specifico, il tool chiamato “Graphite” — per monitorare alcuni attivisti impegnati nel salvataggio dei migranti nel Mediterraneo. Tuttavia, il rapporto assolve l’intelligence nazionale dall’accusa di aver spiato giornalisti, lasciando aperta una delle questioni più delicate del caso: chi ha sorvegliato il direttore di Fanpage.it, Francesco Cancellato?
Il COPASIR ha confermato che Luca Casarini e Giuseppe Caccia, esponenti di Mediterranea Saving Humans, sono stati sorvegliati legalmente dai servizi segreti italiani. L’operazione rientrava, secondo il comitato, in un’indagine sul presunto favoreggiamento dell’immigrazione illegale.
Nel caso di David Yambio, presidente di Refugees in Libya, si parla anche in questo caso di una sorveglianza ritenuta legittima, ma non effettuata con lo spyware Paragon. Nessuna evidenza, invece, per Mattia Ferrari, cappellano della nave di salvataggio della ONG.
Francesco Cancellato, noto giornalista e direttore di Fanpage.it, ha ricevuto a gennaio una notifica da WhatsApp che lo avvisava di essere stato bersaglio di spyware, proprio come gli attivisti. Tuttavia, il COPASIR afferma di non aver trovato alcuna prova che il suo numero sia stato intercettato dai servizi italiani.
Il comitato ha consultato i registri di log, le banche dati dei software e gli archivi delle agenzie AISE e AISI, senza rintracciare alcuna traccia di intercettazione. Anche la Procura Nazionale Antimafia, il DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), la Polizia di Stato, i Carabinieri e la Guardia di Finanza hanno negato di aver mai usato Graphite su Cancellato.
E allora, chi l’ha spiato? Al momento nessuno lo sa. Il comitato accenna solo all’ipotesi che possa essere stato un governo straniero, senza però fornire alcuna prova concreta a sostegno. Intanto, il Citizen Lab continua ad analizzare i dati del telefono di Cancellato, cercando risposte che il report non ha fornito.
Intanto, l’azienda israeliana Paragon, che secondo il COPASIR aveva attivi contratti con i servizi italiani (AISE e AISI), non ha rilasciato commenti ufficiali. Ma è evidente che il caso stia diventando un boomerang reputazionale.
Le agenzie italiane, dal canto loro, hanno dichiarato di aver utilizzato Graphite solo per un numero “estremamente limitato” di bersagli, tutti con le necessarie autorizzazioni legali. I log di utilizzo del software — stando al rapporto — non sono modificabili dai clienti, e risiedono su server non accessibili a Paragon, ma nemmeno cancellabili da chi li utilizza.
Il fatto che COPASIR abbia dovuto interrogare anche Meta (WhatsApp) e Citizen Lab dimostra quanto poco trasparente sia ancora oggi l’utilizzo degli spyware. In Italia, ogni procura può autonomamente decidere se acquistare e utilizzare software di sorveglianza. In questo caso, tuttavia, è stato chiarito che nessuna procura italiana ha mai avuto accesso a Graphite.
Intanto, secondo il rapporto, AISE avrebbe cessato il contratto con Paragon nel 2024, mentre AISI lo ha disdetto prima della scadenza naturale, prevista per novembre 2025. Una scelta che potrebbe essere stata motivata proprio dal rischio di scandali e ripercussioni politiche.
Francesco Cancellato ha commentato con durezza il report, affermando che il caso non può considerarsi chiuso. Per molti osservatori, il fatto che il COPASIR non abbia potuto chiarire questo aspetto rappresenta una situazione grave, che getta un’ombra sull’intero impianto di trasparenza istituzionale.
Come ha detto John Scott-Railton di Citizen Lab, “Tutti gli occhi ora sono puntati su Paragon”. E la sensazione è che il caso Cancellato sia solo la punta di un iceberg che potrebbe ancora far emergere verità scomode.
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